«Troppe persone sopravvalutano ciò che non sono e sottovalutano ciò che sono».
Si deve a M.S. Forbes una delle frasi più belle sulla sicurezza personale, individuale e sociale, che riesce a descrivere, con un sol tratto, l’essenza del ruolo del cittadino, della persona nella comunità.
Partendo da questa considerazione, si comprende infatti il perché di tante remore a farsi parte di progetti comuni ambiziosi e impegnativi.
Ogni scelta di vita ha sempre a che fare con la proiezione che ciascuno ha di sé.
È facile credere di essere dalla parte del giusto. Ed è semplice dispensare giudizi su tutto quello che accade attorno. Con fermezza si distribuiscono torti e ragioni, nella convinzione della propria capacità di analisi.
Certi della bontà del risultato delle nostre indagini, pensiamo tempo sprecato quello impiegato a ricavare da ciò che osserviamo insegnamenti per migliorare la nostra capacità di valutazione.
E allora non abbiamo tempo per il confronto. Ci sottraiamo all’allenamento alla relazione con l’altro, che invece è un momento fondamentale per la crescita culturale individuale e collettiva.
I genitori vegliano sulla formazione del proprio bambino, preoccupandosi di proteggerlo, alle volte vigilando nell’ombra e nell’ombra sperando che riesca da solo a lasciarsi incuriosire e a scoprire i propri interessi. Alla prima caduta, sono pronti ad aiutarlo a risollevarsi, lo consolano e offrono aiuto per la realizzazione di ogni desiderio. S’ingegnano per trovare il modo migliore perché la sua personalità si formi attorno ai punti di forza, nella coscienza delle debolezze. Il progetto genitoriale punta sempre alla cura e alla correzione. Perché questo è la famiglia.
Lo stesso è per la società.
È possibile prendersi cura di sé, darsi delle regole e impegnarsi a rispettarle, porsi obiettivi ambiziosi solo se ci si sente protetti, solo se si avverte quel senso di sicurezza che può essere dato soltanto dalla consapevolezza di poter contare su Istituzioni solide, fatte di competenza.
Avere punti di riferimento dà il coraggio per affrontare le difficoltà, per vivere meglio il rapporto con gli altri e pesare le proprie potenzialità.
Abbiamo tutti un cervello sociale, un’intelligenza che si sviluppa nel tempo e consente di riflettere, analizzare, provare sentimenti, creare legami. Un’abilità sviluppata nei millenni, fino alle capacità straordinarie della mente dell’Uomo di oggi, in un processo che continua e continuerà.
Più attenzione si presta alla crescita del bambino, più facilmente si sviluppano le innate capacità di relazione e ragionamento. Giocano un ruolo decisivo gli esempi virtuosi, il dialogo e il sostegno. Fondamentale è trasmettere sicurezza e guadagnare fiducia.
Serve anche capire che ruolo assegnare alle debolezze e scegliere se riservare loro lo spazio maggiore del quotidiano o lavorare per farle diventare inediti punti di forza.
Una strada per acquistare maggiore sicurezza in se stessi è aprirsi al confronto. Partecipare a progetti di condivisione come quello di Meritocrazia aiuta ad allenarsi contro i cattivi sentimenti e l’autoreferenzialità. Insegna ad accettare i limiti e ad ammettere gli errori.
Può sembrare un’ovvietà, ma è necessario reagire alla nuova distorta socialità imposta dal mondo virtuale, nel quale circolano messaggi di odio e giustizialismo e si promuovono modelli d’antieroi all’inseguimento di follower e gradimento. Il trionfo dell’effimero. Un passo indietro nella crescita dell’umanità.
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Fonte: CONOSCERE SE STESSI E COMPRENDERE L’ALTRO, PER MIGLIORARSI – 12 FEBBRAIO 2023