Conquista dello Spazio: vezzo da ricchi privati e statali? Vincenzo Donvito (presidente Aduc): fa parte del dna del nostro mondo occidentale

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Le recenti incursioni “semi-spaziali” dei patron di Amazon e Virgin – scrive nella nota che pubblichiamo Vincenzo Donvito, presidente  Aduc (altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) – ci pongono alcune domande economiche ed esistenziali. Siamo abituati, dalla metà del secolo scorso, alle spedizioni ad opera di Nazioni o gruppi di Nazioni, con scopi scientifici “declarati” per il bene pubblico: hanno sempre fatto discutere i pro e i contro visto il notevole impegno economico e scientifico e le tante problematiche irrisolte del nostro Pianeta a cui avrebbero potuto essere dedicate quelle risorse. Un confronto acceso all’inizio della “conquista dello spazio”, ma sempre più scemato, individualmente ed istituzionalmente, viste le prospettive e quell’interesse umano dell’ignoto ancora molto inappagato. Oggi, ogni Nazione (o quasi) ha un suo budget in materia, più o meno ritenuto indispensabile dai più.

Il mondo nel frattempo si è scientificamente ed economicamente evoluto ed ogni comunità economica ha marcato le proprie caratteristiche. Il mondo cosiddetto occidentale col proprio liberismo mentre Russia (nonostante il dissolvimento dell’Urss), con l’aggiunta di Cina, il proprio statalismo.

Nel mondo liberista si sono affermate in modo particolare le grandi aziende multinazionali e i ricchi ad esse legati sono più numerosi, inclusi alcuni di quei bambini che a metà del secolo scorso erano attaccati davanti al tv per le spedizioni di Gagarin e dei vari Apollo. Va da sé che due (per ora) di questi bambini ormai cresciuti hanno conservato quella curiosità e, oltre le Rolls Royce e i jet privati, sono andati avanti fino alle incursioni delle scorse settimane.

E’ una iniziativa che fa parte del dna del nostro mondo occidentale e, non a caso, incluso il britannico Branson/Virgin, hanno scelto gli Usa come base di partenza e ritorno… il luogo per eccellenza del liberismo occidentale. Forse sarebbe stato strano che queste incursioni private non fossero accadute. E’ il nostro mondo che include anche queste iniziative.

C’è da capire e valorizzare come queste iniziative private, al di là del dato esistenzialista umano (che non va mai sottovalutato e marginalizzato) possano contribuire a far star meglio il Pianeta.

La domanda è: le varie attività economiche “terrestri” di Bezos/Amazon e Branson/Virgin, tutte multi e transnazionali, sono solo un loro arricchimento individuale o incidono sul benessere di tutti? E quindi, in prospettiva, vale anche per le loro incursioni “semi-spaziali”?

Torniamo alla metà del secolo scorso e all’acceso dibattito che si sollevò sul pro e contro, poi superato dai fatti, dai vantaggi e dalle scelte. La differenza oggi è che la produzione del benessere che era appannaggio degli Stati avviene anche da parte dei privati. Certo, si potrebbe invertire il tutto e vietare lo Spazio ai privati, ma temiamo che faremmo torto al nostro modo di esistere, consumare e sognare.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc