«Gentile utente, le rendiamo noto che il 18 giugno 2020 sono scaduti i termini per la presentazione delle domande di accesso al FIR. Pertanto, non risulta più possibile inviare le domande rimaste in compilazione. Accedendo all’area persone del Portale FIR– nella sezione “Le mie Domande” – potrà continuerà a visualizzare l’ID delle domande compilate e non inviate. La informiamo pertanto che le proprie credenziali di accesso (username e password) resteranno attive» (clicca qui, ndr): così inizia la mail che ieri, 19 giugno, la Consap, ha inviato a chi, pur essendosi registrato sul portale, per qualunque motivo non avesse portato a termine la procedura che, invece, hanno attivato 140.000 degli aventi diritto di accesso al Fir (Fondo Indennizzo Risparmiatori, salvo le verifiche dell’Agenzia delle Entrate e l’approvazione finale della Commissione tecnica.
Ai soci azzerati dI BPVi, Veneto Banca, Etruria, Cassa Marche, Carife, CariChieti e altri piccoli istituti posti in Lca, che col Fir potevano ottenere il 30% di quanto pagato meno quanto eventualmente già incassato in altro modo e col tetto di 100.000 euro, ma che non avevano completato le loro istanze era peraltro già arrivata il 12 giugno dalla Consap un memo che allertava così: «Gentile utente, nella sua area riservata sul Portale FIR – nella sezione “Le mie domande” – risultano una o più domande non ancora inviate. Le ricordiamo che il termine di scadenza per la presentazione delle domande di accesso al FIR è fissato dal Decreto Legge n.18 del 17 marzo 2020 al 18 giugno 2020, e che da tale data in poi non sarà più possibile inviare l’istanza di indennizzo. La invitiamo dunque a perfezionare la procedura di compilazione telematica della/e domanda/e e a provvedere al relativo invio entro e non oltre il termine di scadenza previsto».
Le due mail del 12 e del 19 giugno ci sono arrivate personalmente perché, per seguire fin dall’inizio l’evoluzione dei fatti e per testare direttamente la procedura, noi non ci siamo mai limitati ai comunicati stampa più o meno di parte del ginepraio delle associazioni e degli avvocati, un mondo che non è stato scevro da profittatori, e ai loro copia incolla ma ci siamo iscritti al portale per verificarne i primi problemi e i miglioramenti successivi.
Il portale Consap, quindi, come anche da noi riportato e documentato, ha registrato qualche défaillance finale anche perché, dopo il memo della stessa Consap a 6 giorni dalla chiusura definitiva dei termini, c’è stata una corsa (anche 4.500 istanze in un giorno) a completare la documentazione richiesta, non sempre, prima, fornita con celerità dalla banche (Intesa in primis a cui facevano riferimento i 200.000 e passa soci delle due venete inglobate) e, poi, non elaborata con sufficiente attenzione da alcune associazioni che, magari, puntavano (per motivi politici?) a un deleterio, ulteriore rinvio, che avrebbe ancora di più allontanato il d-day dei primi incassi.
Tutto chiuso, quindi?
Sì ma anche no perché la mail del 19 con quanto già riportato (“…le proprie credenziali di accesso (username e password) resteranno attive…”) lascia spazio ad eventuali “riprese”, se necessarie, tanto più che alla fine riporta per gli eventuali ritardatari residui questa frase: «Qualora si dovesse aprire una nuova finestra temporale per la presentazione delle domande di indennizzo, potrà accedere all’area riservata del Portale FIR e recuperare i dati e i documenti precedentemente inseriti nelle domande rimaste in compilazione».
Ora non ci resta che aspettare che finiscano i controlli e che vengano superati alcuni dubbi per chi ha fatto domanda di indennizzo ma ha in corso altre “procedure di rivalsa” di improbabile successo se non di sicuro insuccesso ma che potrebbero mettere a rischio chi si è costituito parte civile e chi ha intentato azioni o sta intentando azioni, sia pur tardive, contro terzi come le società di revisione.
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