Come superare il lutto?
La morte è una strana parte della vita. Sappiamo tutti che moriremo, e che prima di morire vedremo morire qualcuno accanto a noi. E sappiamo anche, benché non ce lo auguriamo, che alcuni moriranno in modo imprevisto, scioccante, ingiusto. Eppure questo non ci prepara.
Elaborare il lutto di una persona cara è una delle esperienze più devastanti che la vita possa riservarci. Non è un caso che la parola “cordoglio” derivi dal latino cor-dolium e significa “cuore che duole”. Chi subisce una perdita è come se avvertisse la trama della sua vita squarciata.
La perdita segna un prima ed un dopo. Il nostro vissuto, le nostre emozioni, la percezione della nostra realtà, vengono modificate e nulla risulta essere come prima.
Sembrerà paradossale, ma il dolore che proviamo in alcuni momenti della vita è ciò che in realtà ci sta aiutando a superare quel dolore: «La cura per il dolore è nel dolore», disse una volta Rumi, un famoso poeta persiano che con la sua saggezza ha voluto rivelarci il segreto per affrontare il dolore.
Ma in che senso il dolore è la cura per il dolore?
Nel senso più antico del termine, il dolore non è una malattia, è una ferita aperta che deve cicatrizzare. Essendo una ferita, non basta la forza di volontà per guarire, sono necessari dei tempi tecnici!
Tale ferita può essere prodotta da situazioni di perdita, come un lutto o un abbandono amoroso, o più generalmente da circostanze in cui la persona fa l’esperienza dell’interruzione o della distanza definitiva, della mancanza incolmabile, del cambiamento ingestibile o dell’aspettativa infranta.
L’uomo moderno di fronte al dolore cosa fa?
- cerca di non pensarci;
- soffoca le emozioni che prova;
- adotta la modalità dello “struzzo”: non voglio vedere;
- copre con la rabbia tutto ciò che non può cambiare e che non accetta (un forte dolore);
E quale sarà l’effetto?
Essere inchiodati ancora di più a quel ricordo, a quel dolore, a quella sofferenza non espressa, mi illudo che così facendo passi, quando in realtà non faccio altro che infettare la ferita. Quando si cerca di inibire l’emozione dolorosa, di soffocarla o di minimizzarla, paradossalmente, ci si ritorce contro, il dolore imparerà presto a nuotare e diventerà eterno presente.
È terapeutico, invece, fare quel passetto indietro, per andare a sciogliere ciò che impedisce di guardare al presente e al futuro con occhi liberi. Un po’ come in quei film horror, in cui il protagonista torna sul luogo del delitto, anche chi si trova intrappolato nel dolore ha l’arduo compito di ritornare nel passato per farci i conti.
L’unico modo per prendere le distanze dal dolore è attraversarlo, solo questo gli permetterà il lieto fine del presente, libero e sereno.
Come riuscire a guardare al dolore con occhi diversi, nuovi?
Il dolore deve essere sempre ascoltato. È fondamentale dargli uno spazio e un tempo per permettergli di “decantare”, un appuntamento quotidiano per incontrare il dolore. Concedersi al pianto e alla disperazione, toccare il fondo per prendere la spinta e risalire. Solo così le ferite aperte possono diventare “cicatrici”.
Un altro modo per elaborare il dolore è la scrittura, che aiuta ad archiviare nel passato il dolore, in particolare quando ci sono sensi di colpa, la persona percepisce di aver realizzato nella sua vita dei fallimenti che sente come dei “macigni”, gli impediscono di vivere il presente e ogni giorno né porta il peso sulle spalle. La persona si sente schiacciata dalle macerie del passato, che percepisce di aver prodotto, magari non sono nemmeno così gravi, ma sono percepite tali. Come dico sempre ai miei pazienti «noi facciamo il meglio che possiamo con le risorse che abbiamo, a posteriori è molto facile dirci: avrei voluto…, avrei potuto...». Scrivere ogni giorno, è un ripercorrere il passato che permette di mettere un punto e a capo, di alleggerirlo. Posso aver fallito dei progetti, ma questo non fa di me un fallito!
Quando l’elaborazione del dolore non avviene come dovrebbe e il lutto rischia di protrarsi, cosa fare?
Talvolta il dolore per la perdita di una persona cara può essere talmente forte da non poter essere espresso e da impedire alla persona di rimettersi in piedi. La Psicoterapia Breve Strategica può essere un valido strumento in un periodo così difficile, poiché con l’aiuto del terapeuta è possibile vivere le intense emozioni correlate al lutto per ricostruire nuove modalità di percepire e gestire la realtà.
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a cura di Michele Lucivero
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