Il Consiglio regionale del Veneto ha aggiornato la legge regionale 21 del 2018 in materia di diritti umani e cooperazione allo sviluppo sostenibile. A Palazzo Ferro Fini, in un contesto di ordinaria attività legislativa regionale si è votato un curioso ‘sì trasversale’ tra maggioranza e opposizione.
Tre gli aspetti della modifica alla normativa.
Due di ordine tecnico. Il primo, riguarda la revisione della composizione del Comitato tecnico, a cui si aggiungono anche due consiglieri regionali, in rappresentanza della maggioranza e dell’opposizione consiliare. Il secondo modifica il Piano regionale delle azioni e degli interventi che avrà una durata triennale.
Il terzo, squisitamente politico e con molti distinguo, formalizza una marcia indietro rispetto alla risoluzione approvata nel 2016 contro le sanzioni comminate alla Federazione russa per l’invasione e l’annessione della Crimea.
Un dietrofront politico probabilmente dettato da oggettive ragioni di “Stato”, delicatamente “ambigue”, quantomeno dalla sponda del Governo regionale.
In effetti la Risoluzione n.103/2016, a suo tempo proposta direttamente da Zaia, esprimeva una decisa contrarietà, come dichiarato dal Presidente del Veneto «sulle sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia a seguito delle vicende in Crimea e nella parte orientale dell’Ucraina e le conseguenti contro – sanzioni adottate da Mosca che hanno prodotto gravi danni al sistema produttivo veneto, in cui il Veneto è una delle Regioni più danneggiate, vedendo colpiti comparti produttivi particolarmente rilevanti».
Una risoluzione impegnativa, che determinò allora, l’istituzione di un Comitato tecnico con l’obiettivo di intervenire politicamente a Roma e nelle sedi istituzionali per “alleviare la situazione”.
A dir il vero il Consiglio Regionale, lo scorso 2 marzo, si era già espresso all’unanimità, condannando senza distinzioni l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Oggi il documento deliberato dall’Assemblea regionale dispone «l’impegno per la Giunta regionale a prescindere dai contenuti della risoluzione n. 103 del 2016 nei rapporti con il Governo, il Parlamento nazionale e le Istituzioni europee».
Il testo è stato approvato con un voto bipartisan ed ha visto 4 astenuti e la mancata partecipazione dei consiglieri di Fratelli d’Italia.