On. Pierantonio Zanettin, ha destato molto clamore nella nostra regione la notizia che a Vincenzo Consoli sono stati restituiti tutti i suoi beni, che erano stati sequestrati quattro anni fa (cfr.: “Veneto Banca, dissequestrati a Vincenzo Consoli beni milionari e villa in centro a Vicenza: un primo passo verso maggiore chiarezza?“)
Non c’è da stupirsi. Il dissequestro dei beni di Vincenzo Consoli è diretta conseguenza della derubricazione dei reati a suo carico, disposta già da tempo. Infatti sono cadute le accuse più gravi. La Procura di Treviso aveva già prosciolto tutti gli altri indagati per il crac di Veneto Banca. L’inchiesta promossa a suo tempo dalla Procura di Roma si avvia sostanzialmente a un flop, anche perchè è impensabile che un uomo solo possa portare al default una banca.
Ma Consoli nel frattempo si è fatto anche sei mesi di arresti domiciliari.
Credo che nessuno, gli chiederà scusa, se sarà assolto. Semmai potrà chiedere allo Stato il risarcimento per l’ingiusta detenzione. Sono circa mille casi all’anno. C’e ne stiamo occupando anche in Commissione Giustizia.
Nel frattempo Veneto Banca è fallita.
Se, come riconosce la Procura, gli scostamenti di bilancio accertati hanno avuto un impatto “del tutto irrilevante “, possiamo certamente concludere che quella banca è fallita ingiustamente.
Mi pare di capire che in Veneto Banca il ricorso alle “baciate” era poco significativo, non sono state rinvenute “lettere di riacquisto” delle azioni, nè investimenti in opachi fondi di investimento esteri, come invece è avvenuto nella Popolare di Vicenza.
I soci hanno ragione ad essere inviperiti
I soci azzerati, non tutti peraltro, hanno potuto presentare domanda al Fondo Indennizzo Risparmiatori, che però (chissà quando) restituirà solo una minima parte del capitale perduto.
Ritengo ingiusto, però, che i soci di una banca sostanzialmente sana, come era Veneto Banca, siano trattati esattamente come i soci delle altre banche fallite, che invece erano amministrate in modo decisamente meno oculato.
Banca d’Italia invece ha sempre prediletto la Banca Popolare di Vicenza, che secondo i suoi disegni, avrebbe addirittura dovuto incorporare Veneto Banca.
E’ uno dei grandi misteri che circonda la storia delle popolari venete. Per qual motivo c’è stato questo diverso trattamento, che alla verifica dei fatti appare del tutto ingiustificato? La questione merita di essere approfondita
Lei è un autorevole componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario. Non crede che sarebbe ora che la Commissione tornasse ad occuparsi delle popolari venete?
Ho chiesto di entrare nella commissione banche proprio perchè conosco quanta attesa c’è nella nostra regione su questo tema. Nei primi mesi di lavoro la Commissione si è concentrata sulla emergenza Covid e sul contributo che gli istituti di credito stanno dando al sostegno delle imprese e delle famiglie.
Credo che però sia giunto il momento di ampliare il campo di indagine.
On. Zanettin, le dò atto da tempo dei suoi battaglieri e sinceri propositi e a questo punto non posso che aggiungere la nostra voce per esortare la presidente Carla Ruocco, espressione del M5S, che della battaglia alle storture del sistema bancario ha fatto ampio uso in campagna elettorale, a scrollarsi di dosso l’immagine e la cappa di quel Pierferdinando Casini che, da suo navigato e “sistemico” presidente, seppe traghettare la prima commissione d’inchiesta sulle banche verso… il nulla.