Processo BPVi, avv. Ambrosetti (difesa Zonin) chiede perizia “arbitro”: pm Pipeschi si oppone, giudice De Stefano ci pensa. In aula parla solo Ugo Ticozzi

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i testimoni in attesa al processo Bpvi
i testimoni in attesa al processo Bpvi

L’apertura dell’udienza del processo Banca Popolare di Vicenza di giovedì 8 ottobre, una delle poche senza la presenza in aula di Gianni Zonin, ha visto la seconda parte della sfilata di testimoni che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, come fatto dagli ex consiglieri del cda BPVi due giorni fa. Stavolta sono rimasti “silenti” nell’aula del tribunale berico altri due colleghi amministratori Gianfranco Pavan e Fiorenzo Sbabo oltre a due componenti del Collegio sindacale, i “controllori” della banca poi crollata, Giovanni Zamberlan e Giacomo Cavalieri. È stato inoltre presentato il certificato di morte di Franco Miranda, anche lui nel cda BPVi ed ex presidente di Confartigianato Vicenza, mentre la difesa Zigliotto ha rinunciato al teste Pietro Cimino.

Caso a parte quello dell’ottantunenne ex vicepresidente di Zonin, Andrea Monorchio, le cui condizioni di salute non gli hanno permesso di essere presente anche per il necessario trasferimento da Roma: se c’è consenso tra le parti sarà sentito in una prossima udienza, ma rimane in sospeso. Infine dovrà essere riascoltato Franco Zuffellato dopo le nuove indagini sulle operazioni baciate.

Quindi nella seconda parte dell’udienza si è seduto sul banco dei testimoni, chiamato dalle difese Zonin e Zigliotto, l’avvocato Ugo Ticozzi che nei primi anni ’90 aveva fondato la Banca Popolare di Venezia, poi inglobata nel 1994 nella Popolare di Vicenza. Picozzi, oltre ad essere stato vicepresidente di Banca Nuova, è rimasto nel cda fino a maggio 2013, un mese prima che venisse deliberato l’aumento di capitale ora sotto le lenti di ingrandimento dell’accusa e letale per tanti risparmiatori che vi aderirono perdendo, poi, tutto.

Al collegio giudicante del processo, tutto al femminile e composto oltre che dalla presidente Deborah De Stefano dalle le giudici a latere Elena Garbo e Camilla Amedoro, il teste ha tenuto a precisare che si dimise dal cda dlla banca per fare spazio alle “quote rosa”.

“C’era chi voleva comprare azioni della Popolare ma non le trovava – ha ricordato Ticozzi -. Fino a che si facevano utili c’erano speculazioni degli acquirenti di azioni, lucravano grazie al sistema delle banche popolari in un mercato molto dinamico dove la domanda sopravanzava l’offerta. Le responsabilità sono state dei funzionari, ma anche dei clienti”.

“Veniva sempre svuotato a fine anno il fondo riacquisto azioni – aggiunge -, controllavamo che ci fosse liquidità adeguata, ma delle baciate l’ho scoperto dalla lettura dei giornali, al mio tempo era un fenomeno inesistente. Ricordo che venne modificato lo statuto sui controllori, dovevano riferire al Consiglio”.

E infine sui finanziamenti correlati precisa che “non sono mai stati usati per l’acquisto di azioni proprie, era normale prassi che la causale delle operazioni fosse generica“. Al termine della deposizione, mentre usciva dall’aula, Picozzi ha ricevuto i “complimenti” da Giuseppe Zigliotto, alzatosi per accompagnarlo.

Il colpo di scena della giornata, però, è arrivato dall’avvocato Enrico Ambrosetti che ha avanzato la richiesta di una perizia “arbitro” tra le relazioni discordanti dei consulenti dei pubblici ministeri e delle difese Zonin-Zigliotto. Entrambe infatti concordano sull’esistenza del fenomeno delle baciate, ma il difensore di Zonin sostiene: “serve un’ulteriore perizia disposta dai giudici che permetta di confrontare e individuare dai dati che il fenomeno esisteva anche a partire dal 2011/12, una perizia circoscritta solo sugli aspetti dell’entità e tipologia delle baciate“.

Il pm Gianni Pipeschi ha subito annunciato opposizione: “sulla grandezza del fenomeno – spiega – abbiamo già sentito 50-60 soci i quali sostengono che erano finanziamenti distorti, situazione ribadita anche dai vertici della banca e dai capi area, l’istruttoria è su base testimoniale, sennò torniamo indietro, è come se non fossero mai stati sentiti”. L’avvocato Stefania Ceci di parte civile per Bankitalia incalza: “si tratterebbe di un lavoro superfluo e inappropriato“.

La presidente De Stefano ha fatto sapere che il Collegio giudicante si riserva di prendere una decisione che verrà comunicata alla prossima udienza, fissata il 20 ottobre, quando alle 10.30 dovrebbe, dopo i continui colpi di scena dei giorni scorsi, comparire Girolamo Stabile.