Stagflazione? Una parola, coniata nel 1965 dal deputato conservatore britannico Iain Macleod, si sta diffondendo: “stagflazione”, un misto di stagnazione economica e inflazione. Cioè – scrive nella nota che pubblichiamo François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
Stagnazione economica: produzione e reddito nazionale restano immobili, senza aumentare né diminuire. Se dura, la crescita economica si contrae.
Inflazione: rincari di ampia portata, per cui con la stessa quantità di soldi si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. L’euro vale meno.
I consumatori devono fare i conti con un’inflazione che era già del 5,8% nella zona euro a febbraio, anche prima delle conseguenze della guerra. Ora sembra che raggiungerà il 7% nei prossimi mesi.
Sabato scorso, il Fondo Monetario Internazionale (FMI): “La guerra in corso e le sanzioni avranno un grave impatto sull’economia globale”. Quindi non solo energia, ma anche i prodotti alimentari.
Secondo la banca americana J.P. Morgan l’aumento delle materie prime dovrebbe causare un ulteriore punto di inflazione e rimuovere un punto di crescita in tutto il mondo. Per la zona euro, in prima linea per la sua vicinanza geografica all’Ucraina e la sua dipendenza dal gas russo, la crescita dovrebbe scendere al 2,8%, invece del 3,5%, secondo la società Capital Economics.
Quindi, con una crescita intorno al 2% e un’inflazione dal 7% all’8%, la definizione stessa di stagflazione non è lontana.
Mentre la Banca centrale europea (BCE) spera che l’inflazione si plachi da sola entro la fine dell’anno, quando i prezzi dell’energia si dovrebbero stabilizzare, secondo JP Morgan il barile di petrolio dovrebbe arrivare sui 185 dollari (170 euro) entro fine anno, che sarebbe un record storico (il 4 marzo era vicino ai 120 dollari).
Vedremo cosa deciderà la Bce, la cui “missione” di mantenere l’inflazione intorno al 2% immettendo o meno denaro in circolazione, sembra abbia dei problemi.
E vedremo cosa decideranno i singoli governi, anche perché non è detto che l’arma monetaria sia l’approccio unico e/o giusto. Per cui, compensare l’aumento delle bollette con aiuti pubblici potrà essere ancora in auge.
Tutto questo dovrà fare i conti con quanto accadrà in una data precisa; 1 aprile. Il tetto delle bollette dell’energia viene rivisto due volte l’anno dall’Autorità (Nomisma ipotizza, per la luce, +20%).
E’ probabile che non si debba tornare a quanto accaduto in precedenti crisi (1) anche grazie ad un potere sindacale che ha un certo peso per i salari, nonostante siamo la Cenerentola d’Europa e, soprattutto, ché i sindacati non influiscono direttamente sul vasto mondo delle cosiddette partite Iva. Ma qualche preoccupazione è d’obbligo e giustificata.
Importante è tenersi informati, sì da non sorprendersi e spiazzarsi in situazioni che, al momento, sembrano peggiorare: “umano informato, umano mezzo salvato”.
1 – come nel 1973 durante la guerra dello Yom Kippur in Israele, per chiedere il rilascio dei territori occupati, quando i più sfortunati al mercato compravano teste di pesce e la parte finale del prosciutto, la lana si riutilizzava e gli abiti si facevano coi fondi di stoffa.
François-Marie Arouet – Aduc