Quanto costa alla collettività rinunciare ad un ettaro, o anche solo a un metro quadro di suolo libero, rendendolo impermeabile con nuove edificazioni? – scrive nella nota che pubblichiamo sul consumo di suolo Ciro Asproso, consigliere comunale di Coalizione Civica per Vicenza (qui altre sue note su ViPiu.it, ndr) –
Iniziamo col dire che ogni ettaro di terreno fertile assorbe circa 90 tonnellate di CO2, è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua e può sfamare 6 persone per un anno. Questo significa che il suolo è uno dei principali fornitori di servizi ecosistemici di cui possiamo disporre (per di più a costo zero), pertanto assicurare la salvaguardia del territorio e limitare i danni all’ambiente non è un’impresa da anime belle, bensì un vero e proprio investimento finanziario che merita di essere catalogato nelle poste di Bilancio di ogni Comune.
Ma torniamo alla domanda iniziale sul consumo di suolo: secondo i ricercatori dell’ISPRA, in Italia la copertura artificiale del suolo ha raggiunto i 21.000 Km quadrati, pari al 7,11% del territorio nazionale (contro il 4,2% della media europea). I costi nascosti, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici, più la riduzione dello stock di risorse perdute, ammontano a circa 100.000 euro/anno per ciascun ettaro di terreno libero che viene impermeabilizzato.
E’ di ieri la notizia che da agosto a dicembre il Comune ha ricevuto 180 manifestazioni d’interesse da parte di proprietari di immobili e operatori privati finalizzate alla formazione del nuovo Piano degli Interventi. Tra queste istanze vi sono anche le domande depositate da chi rientrava nei vecchi Piani particolareggiati di Laghetto, Anconetta e Saviabona. Come dire che le nuove edificazioni, che speravamo di aver “espulso dalla finestra” con l’ultima variante, potrebbero rientrare “dalla porta” senza dover sottostare ai vincoli imposti dagli strumenti di pianificazione. Un’evenienza infausta e paradossale, ma nient’affatto improbabile, fintanto che il Comune non si deciderà a stralciare tali ambiti dalle aree di sviluppo preferenziale del PAT.
In conclusione, il territorio è una risorsa primaria e rinunciarvi comporta dei costi che vanno conteggiati nel Bilancio comunale e di cui va informata la collettività, questo in estrema sintesi, il significato della Mozione presentata oggi dal centrosinistra cittadino.
D’ora in poi non sarà più sufficiente presentare il conto dei volumi e delle superfici utili, bisognerà anche calcolare il valore del bene “suolo” a cui si rinuncia stimando la perdita in 10 euro al mq e aggiornandola, negli anni successivi, sulla base degli indicatori ISPRA.