Di Grillo e a Conte, gli direi due cosette sulle quali avrebbero la possibilità di riflettere”.
Se avessi la possibilità di sedermi insieme aDomenico De Masi, il mediatore.
Conosco abbastanza bene Grillo, invece con Conte ho molta meno confidenza. Resto tuttavia convinto che i due se trovassero il modo di incontrarsi, oggi come oggi brinderebbero a champagne.
Oggi si stanno prendendo a schiaffi.
Se proseguono con i ceffoni preparano un pacco regalo alla destra: ecco l’Italia e fatene quel che ne volete.
A Grillo Conte pare null’altro che un “avvocato democristiano”.
E lo scopre oggi? Beppe non può immaginare di aver designato Conte come capo e poi ridurlo in servitù. Se oggi è democristiano lo era pure ieri. Beppe ha la colpa di aver alternato fasi evanescenti, in cui il suo volto scompariva del tutto, a fasi onnipotenti, rovinando improvvisamente sul proscenio e il più delle volte elettrizzando un Movimento già destabilizzato di suo.
Quale altro peccato imputa a Grillo?
Aver preferito il figlio naturale (Ciro) al figlio spirituale (Movimento). Quel videomessaggio è stato un evento tragico, direi. Per ultimo aggiungerei che spacciando Draghi e Cingolani per quasi grillini non ha reso un buon servigio alla verità.
Adesso parliamo dei peccati di Conte. Faccia finta di averlo davanti.
Beh, non aver compreso che il Movimento si regge su cinque gambe. Quella governativa (Di Maio), quella movimentista (Di Battista), quella digitale (la piattaforma Rousseau) alle quali aggiungere la radicalità di alcune proposizioni e il carisma dei due fondatori. Conte si è chiuso in una stanza e ha tagliato le gambe del tavolo su cui scriveva il nuovo statuto. Trentasette pagine. Un lavoro in solitaria per un partito personale. Dimenticando che lui non ha i quattrini di Berlusconi né il carisma di Grillo ed evirando il Movimento del suo carattere. Producendo l’idea di voler generare un Pd in seconda.
E abbiamo sistemato anche l’Avvocato.
Comprendo che non abbia nessuna intenzione di fare il “figurante” come giustamente dichiara. Ma tempo sei mesi e avrebbe avuto il Movimento in mano. Non c’è bisogno di alcuna rottura così teatrale, non serve “o con me o contro di me”, il sì o il no. Imporre il referendum tra lui e Grillo porta sempre sfiga, ricordi quello che è successo a Renzi.
E con questo cumulo di errori che lei imputa a ciascuno dei due vorrebbe imporre loro la pace? E chi dovrebbe arrendersi?
L’armistizio è imposto dal principio di realtà. Il Movimento – malgrado tutto quel che gli sta capitando – è incredibilmente tra il 15 e il 17 per cento. È tantissimo, ed è una dote elettorale indispensabile se si immagina di essere parte strutturata della coalizione di centrosinistra. Non basta questo a imporre i due contendenti di riporre la sciabola?
Conte si sente svillaneggiato.
Quando un borghese meridionale si sente punto nella dignità reagisce con ruvidezza. Invece dovrebbe fare un lungo sospiro e attendere un altro momento prima di battere i pugni sul tavolo.
E Grillo?
Capire che predicare la democrazia diretta e poi instaurare la monarchia assoluta è l’acuto paradosso dal quale tutto lo storto diventa più storto. Predicare uno vale uno fa sì che i non prescelti, proprio perché convinti di valere quanto quegli altri, li odino a morte. Se io valgo quanto te, perché tu fai il ministro e io il portalettere?
Qui siamo ai grandi peccati della base grillina.
Ritenere che l’ignoranza e l’incompetenza siano quasi una virtù è stato un affronto all’intelligenza, un delitto contro la passione, una crudeltà verso i talenti.
E gli eletti?
Hanno dato per scontata la loro superiorità pur restando incompetenti. Nessuna fatica, nessuna prudenza e nessuna sobrietà. E gli eletti hanno clamorosamente perduto i contatti con la base.
Malgrado tutto questo disastro sono al 17 per cento.
Craxi non superò il 14, perciò questo movimento ha radici più profonde nel Paese di quanto appaia e serve al Paese molto di più di quanto appaia.