I Segretari Generali Provinciali di FP CGIL Giulia Miglioranza, UIL FPL Carola Paggin e CSA Alessandro Bertuzzo intervengono in merito alla trattativa per il contratto decentrato del Comune di Vicenza.
In questi mesi, per senso di responsabilità, abbiamo scelto di evitare esternazioni pubbliche in merito alla trattativa per il contratto decentrato del Comune di Vicenza, convinti che fosse necessario restare concentrati sui temi in discussione al tavolo e provando ad evitare qualunque dichiarazione che contribuisse ad “inquinare i pozzi”. Cosa pericolosa quest’ultima, poiché rende più difficile la discussione, nel merito di questioni delicate (visto che toccano le tasche dei lavoratori) e giuridicamente complesse.
Dopo la conclusione della trattativa con l’Amministrazione comunale, riteniamo sia arrivato il momento di fare chiarezza, dal nostro punto di vista, su un percorso che è stato molto complicato non solo per le richieste dell’Amministrazione (alcune inizialmente inaccettabili, e per questo respinte), ma anche perché in questi mesi si è fatta molta confusione.
Nel merito della trattativa che si è conclusa la scorsa settimana, emergono alcuni punti di fondo: la richiesta da parte dell’Amministrazione di un importo significativo per la premialità dei funzionari con incarichi di elevata qualificazione (richiesta comunque ridotta ad un terzo, rispetto a quella formulata inizialmente), l’accoglimento di molte delle rivendicazioni di parte sindacale (condivise in sostanza da tutti i rappresentanti dei lavoratori) e la previsione di risorse aggiuntive a favore di tutto il personale, messe in campo dall’Amministrazione comunale per bilanciare l’onerosità della sua richiesta (stiamo parlando dei cosiddetti “piani di razionalizzazione”, uno dei pochissimi strumenti consentiti dalla normativa per incrementare la premialità per i dipendenti pubblici).
Questi in estrema sintesi i punti, che avremo modo di illustrare al personale nel corso di una serie di assemblee che si terranno la prossima settimana, per raccogliere il loro punto di vista. Perché, per quanto ci riguarda, a decidere se il contratto è condivisibile o meno non devono essere, da sole, né le Organizzazioni Sindacali né la RSU. Per noi questa scelta sta ai lavoratori, che devono ricevere informazioni chiare, compiute e trasparenti, e che devono poi potersi esprimere liberamente. Starà a loro l’ultima parola, perché è del loro contratto che si sta parlando.
Di qui la scelta di avviare un percorso di consultazione, attraverso assemblee e un referendum del personale, per provare ad allargare la partecipazione e favorire una trasmissione delle informazioni più efficace possibile. Percorso che abbiamo proposto di fare insieme alla RSU, convinti del suo importante ruolo in quanto rappresentanza dei lavoratori interna al Comune.
E, francamente, ha del surreale (oltre che scarsamente democratico) sentire qualcuno affermare che un simile percorso sia sintomo di timore. Sintomo di timore per noi è non voler incontrare i lavoratori in assemblea, o dichiarare che essi hanno già espresso il loro parere lo scorso novembre, quando la situazione era ben diversa. Sintomo di scarsa lucidità (vogliamo essere benevoli) è criticare chi organizza un referendum oggi, quando a sua volta ne ha indetto un altro (legittimamente) non più tardi di due mesi fa.
Non è la prima volta, in Comune a Vicenza, che la parte sindacale non concorda sulla valutazione degli accordi (è accaduto ad esempio nel 2019 e nel 2022). Qui però non si tratta di accordo o disaccordo tra sindacati: il punto per noi è capire se il personale ritiene il contratto accettabile oppure no. E, in caso non sia condiviso, valutare insieme le strade da percorrere. Questo vale per tutte le trattative, siano esse o meno sotto i riflettori.