Contro ddl sicurezza, Unione Sindacale di Base (USB) e lavoratori privati del Veneto: presidio alla FIS di Montecchio Maggiore il 19 ottobre

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Una manifestazione contro il ddl 1660 (ddl sicurezza)
Una manifestazione contro il ddl 1660 (ddl sicurezza)

Sabato 19 ottobre 2024, dalle ore 13.00 alle 14.30, si terrà un presidio davanti alla FIS di Alte di Montecchio Maggiore, sulla statale 11, per protestare contro il ddl 1660, il cosiddetto ddl sicurezza (clicca qui per la sua formulazione ufficiale, ndr). L’Unione Sindacale di Base (USB) e i lavoratori privati del Veneto denunciano le misure repressive contenute nel disegno di legge, accusando il governo di voler intimidire il dissenso e soffocare le proteste, mentre i lavoratori continuano a vivere in condizioni di precarietà.

In una nota Usb evidenzia come il governo stia destinando ingenti risorse all’industria bellica e alla difesa, ignorando la crescente povertà e deindustrializzazione del paese. Il ddl 1660 introduce nuovi reati che mirano a reprimere il conflitto sociale, rendendo persino i semplici sit-in reati punibili. Le pene più severe e le nuove tutele per le forze dell’ordine vengono considerate un attacco alla libertà di espressione, mentre la crisi degli affitti, i salari fermi e la precarietà del lavoro restano irrisolti.

L’USB invita, quindi, a partecipare compatti per sostenere i lavoratori della FIS, dove, per il sindacato, una campagna repressiva aziendale (qui un servizio RAI) sta alimentando un clima di paura con provvedimenti disciplinari ingiustificati.


Cosè il ddl 1660, decreto sicurezza (fonte Internazionale.it)

Il ddl 1660, recentemente approvato dalla Camera e in discussione al Senato, rappresenta un ampliamento dei precedenti decreti sicurezza, questa volta con un impatto più generale sul diritto di protestare. Pur toccando vari ambiti, il provvedimento colpisce in particolare gli stranieri, introducendo una serie di nuove pene e reati.

Il disegno di legge prevede circa venti nuovi reati e aggrava le pene per alcune proteste, come i blocchi stradali e le manifestazioni contro le grandi opere pubbliche. Tra le misure più controverse, si introducono pene fino a vent’anni per chi partecipa a proteste nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) o nelle carceri, includendo anche atti di resistenza passiva.

La criminalizzazione delle proteste pacifiche viene considerata un attacco alla libertà di dissenso. Il giurista Patrizio Gonnella lo definisce “il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana”. La norma colpirà soprattutto le fasce sociali più vulnerabili, tra cui immigrati, senzatetto e attivisti.