Contro la violenza, partendo da Noi

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Quando ‘essere onesti’ non è più da ingenui

«Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura.» [Salvo D’Acquisto]

Cosa hanno in comune il vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo d’Acquisto e l’ignoto studente che il 4 giugno 1989 si parò, solo e disarmato, innanzi ai carri armati cinesi, bloccandoli e impedendo l’ingresso in Piazza Tienanmen?
Tante cose.
Entrambi erano cittadini comuni, sconosciuti ai più, lontani dalle ‘sale dei bottoni’, quelle in cui si decide il destino del mondo.
Entrambi hanno consapevolmente dato la vita per salvare quella di tantissimi altri, ugualmente cittadini comuni, ugualmente sconosciuti ai più.

Oggi che tanto si parla di violenza insensata, di baby gang che terrorizzano la popolazione, di giovani che uccidono a sangue freddo innocenti e di una società sempre più concentrata su se stessa è importante saper tenere vivo l’esempio di chi ha saputo e voluto anteporre il Noi all’io.
Dai modelli virtuosi si tragga ispirazione, per rimpiazzare i tanti esempi negativi, eppure ammirati ed emulati, quotidianamente proposti dai media tradizionali.

Uno dei principali demeriti della società attuale è quello di aver convinto giovani e meno giovani che essere onesti, fare il proprio dovere e anteporre i bisogni della collettività ai propri non sia più un atto di coraggio o una scelta da ammirare, ma un’azione ingenua, da deridere e da ridicolizzare.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e non passa giorno senza che i media nazionali riportino notizie di violenze e aggressioni contro donne, bambini e soggetti vulnerabili. Naturalmente non manca chi, alimentando la spirale di violenza e di odio, è pronto a puntare il dito indicando i colpevoli, veri o presunti, individuandoli, di volta in volta, in bersagli di comodo: i videogiochi, le armi, i giovani, gli extracomunitari, le baby gang, il ‘sistema’, trascurando di interrogarsi sulla reale fonte del problema.

La violenza è ormai parte integrante del dibattito politico, scientifico o sportivo.
La violenza penetra nel lessico comune e diventa normale usare termini come ‘distruggere’, ‘annientare’, ‘demolire’ in ogni ambito. ‘Sono solo parole’. ‘È un’iperbole’. Non è vero. Il linguaggio è parte essenziale della relazione e utilizzare espressioni violente facilita la tolleranza verso altre forme di violenza.

Da qui, l’esigenza di innescare un moto differente, che porti la Società ad adottare un linguaggio in cui si parli, ad esempio, di ‘avversario’ politico e non di ‘nemico’, in cui il dibattito sia mirato al confronto e non allo scontro, e in cui la forza della ragione possa prendere il posto delle ragioni della forza.

In quest’ottica, è di fondamentale importanza l’invito costante al confronto garbato, propositivo e mai ‘contro qualcosa o qualcuno’, perché solo fornendo modelli di comportamento corretti è possibile sconfigger il mito della forza fine a se stessa e della violenza come mezzo per vincere ogni confronto.

Non può non rinnovarsi l’invito a Enti ed Istituzioni a organizzare incontri e seminari presso le Scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare i giovani al valore della cultura e della legalità e, al fine di promuovere modelli virtuosi, incentivandone la partecipazione diretta, ove possibile, oppure mediante la lettura di documenti o e la visualizzazione di filmati al fine di valorizzare uomini e donne che hanno fatto della legalità e del rispetto degli altri uno stile di vita.

Si torna a proporre, inoltre, la creazione e la pubblicazione di un elenco di libri, film, opere teatrali e musicali divise per fasce di età consigliate e ambito di riferimento al fine di consentire a docenti e genitori di individuare più agevolmente il materiale da utilizzare per stimolare il dibattito ed il confronto in tema di legalità ed onestà.

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Fonte: Contro la violenza, partendo da Noi

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