Controllo di vicinato, il Governo impugna la legge. Ciambetti: “grave decisione nata dal pregiudizio contro il Veneto e da ottusità burocratiche”

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“Il Governo nell’impugnare una legge votata all’unanimità dal Consiglio regionale, dopo un ampio dibattito e un confronto con le autorità di pubblica sicurezza, le forze dell’Ordine, amministrazioni comunali si è assunto una grave responsabilità: se dice che la materia è di sua strette competenza, allora, provveda ad assicurare a tutti i cittadini servizi, personale, strumenti e mezzi  per assicurare quanto da noi  previsto in maniera organica e in stretta sintonia operativa e cooperazione con i tutori dell’Ordine pubblico e le Forze dell’Ordine”. Dura presa di posizione del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, alla deliberazione del consiglio dei ministri che su proposta del ministro Boccia ha ritenuta illegittima la Legge n. 34 dell’ 8 agosto sul controllo di vicinato, in quanto “La legge – spiega il Consiglio dei Ministri –  invade la competenza esclusiva riservata alla legislazione statale in materia di ordine pubblico e sicurezza”.

Il presidente Ciambetti, nel sottolineare il voto unanime del Consiglio regionale nell’approvazione di questa legge ricorda che  “la sicurezza partecipata non è lotta al crimine, è la risposta all’indifferenza, è l’espressione del senso civico, è uno strumento di solidarietà davanti ad ogni forma di devianza o di fronte a situazioni anomale. Il controllo di vicinato non è il controllo del vicino di casa, è invece prestare attenzione a quanto accade attorno a noi. Noi avevamo dato norme chiare su quella che chiamiamo sicurezza partecipata e lo avevamo fatto lavorando con Prefetture, Questure, Forze dell’ordine enti locali e mondo delle associazionistico e della solidarietà sociale: avevamo stabilito dei paletti chiari, mettendo bene in evidenza  che l’azione di prevenzione e contrasto alla delinquenza spetta esclusivamente alle Forze dell’ordine, mentre le associazioni, le amministrazioni locali, sono chiamate a svolgere quell’opera di attenzione  sociale che permette di individuare situazioni a rischio, persone o nuclei famigliari in condizioni di necessità, aiutando i cittadini più vulnerabili. Avevamo messo ordine in un vuoto legislativo, dicendo chi fa cosa, individuando anche risorse e fondi per attivare la partecipazione consapevole, informata e formata  dei cittadini. Ora il Governo dice che tutto ciò è compito suo. Se è compito suo, lo svolga. Lo svolga subito. Metta immediatamente risorse e strumenti operativi. Lo faccia, perché fino ad oggi non lo ha fatto: il ministro Boccia e chi ha impugnato la nostra legge si è assunto questa responsabilità. Ed è una responsabilità gravissima, perché se non darà corso alla logica conseguenza dell’atto, cioè non garantirà la sicurezza partecipata dei cittadini,  cosa che non ha fatto fino ad oggi, certificherà il suo fallimento. Mi chiedo quali siano state le motivazioni reali che hanno spinto il governo ad accogliere la proposta del ministro Boccia assumendo una posizione disinformata oltre che antistorica e priva di qualsiasi senso etico. Tre sono le possibili risposte a questa domanda – conclude Ciambetti – Il governo nutre profondi e radicati pregiudizi contro il Veneto; secondo, qualche burocrate pensa di poter fermare il degrado, il disagio sociale e l’insicurezza diffusa a colpi di carta bollata e decreti; terza, la combinazione delle due precedenti ipotesi: il governo  guarda con pregiudizio e sospetto al Veneto e ha trovato un formidabile alleato in quei burocrati che vedono il mondo solo sullo sulla carta e attraverso formalismi vuoti, indipendentemente dall’essere o meno al servizio del cittadino, del contribuente, delle persone più deboli.”

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