Aggressioni lavoratori cooperative, Legacoop e Inail Veneto insieme per prevenire il fenomeno

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conferenza stampa con Petrucci, Carlucci, Mantovanelli

Qual è il livello di consapevolezza dei lavoratori delle cooperative del nostro territorio riguardo l’esposizione al rischio di aggressione? Che dimensione e quali forme ha il fenomeno in queste imprese? Ad ascoltare e sensibilizzare sul tema le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del Veneto che ogni giorno svolgono servizi a contatto con il pubblico, è un progetto biennale realizzato da Legacoop Veneto con la compartecipazione di Inail-Direzione Regionale Veneto, con l’obiettivo di aiutarli a riconoscere e a prevenire situazioni e fattori che possano mettere in pericolo la loro sicurezza e incolumità.

Tra le azioni importanti messe in campo dal progetto, la somministrazione di un questionario, formulato con il supporto di una psicoterapeuta, a un campione di operatori dei servizi. A rispondere sono stati 268 lavoratori di cooperative sociali di tipo A e B attive in servizi pubblici e sanitari, di coop culturali e di coop di servizi che svolgono attività di vigilanza, biglietteria, trasporti, guardiania. Il 69% del gruppo è formato da donne, l’età media è di 30-40 anni (fascia che costituisce il 27% del totale), il 46% lavora da 0-5 anni, il 42% è in possesso di un diploma di scuola media superiore; e ancora, il 41% è impiegato in una coop sociale di tipo A e il 22% in una coop culturale.

Rispetto ai temi specifici dell’indagine, anzitutto l’82% degli intervistati dichiara di sentirsi poco o per niente in pericolo di aggressione durante il lavoro (per la maggior parte chi opera nelle coop sociali di tipo A), mentre solo il 14% si sente abbastanza in pericolo. Ma quando si va a indagare con una successiva domanda se nella vita lavorativa si siano subite aggressioni, l’85% risponde positivamente: in dettaglio, ben il 66% negli ultimi 12 mesi è stato oggetto di aggressioni (fino a tre episodi) e il 48%, nello stesso periodo, ha assistito a episodi di aggressione verbale e/o fisica avvenuti verso un collega.

Quale il profilo della vittima? È donna (162 intervistati su 268), tra i 30 e 40 anni, per lo più con un’esperienza lavorativa fino a 5 anni e una laurea di secondo livello. Gli uomini aggrediti hanno tra i 41 e i 50 anni, un’esperienza fino a 5 anni e sono in possesso di un diploma di scuola media inferiore.

Se poi si domanda che tipo di aggressione abbiano subito, in prevalenza le persone rispondono “aggressione verbale” e “comportamenti incivili”, tipologie segnalate in maggioranza da operatori e operatrici di coop sociali di tipo A.

La ricerca ha anche indagato quali siano le emozioni provate dopo l’episodio che ha coinvolto direttamente la persona intervistata o un collega. La maggior parte ha risposto rabbia e poi frustrazione.

E le reazioni del soggetto di fronte all’evento aggressivo? O ha chiesto all’autore di smettere oppure non ha fatto nulla (in questo caso soprattutto operatori tra 30-40 anni d’età, con poca esperienza lavorativa). L’azione intrapresa dai più è stata comunque quella di affrontare e gestire la situazione in autonomia, cercando di calmare l’aggressore.

Per quanto riguarda la conoscenza di una procedura da attivare in caso di aggressione, il 65% degli operatori intervistati non ne conosce l’esistenza. Nonostante questo dato, il 64% degli operatori dice però di sentirsi abbastanza, molto o moltissimo preparato a gestire un’aggressione.

Infine, rispetto alle condizioni che possono aver favorito l’aggressività, gli operatori indicano come possibili cause principali situazioni di prolungati tempi di attesa del pubblico per un servizio e occasionale sovraffollamento degli ambienti in cui i fatti si sono manifestati.

Il progetto – che vede la collaborazione di Isfid Prisma, società di servizi di Legacoop Veneto –, prende origine dal primo protocollo in Veneto sul tema “La prevenzione del rischio aggressività in contesti di assistenza sanitaria e di servizi pubblici”, siglato lo scorso dicembre dai livelli regionali di Legacoop e Inail. A ispirarlo e guidarlo la consapevolezza che nell’ambiente di lavoro tra i diversi rischi c’è anche quello di subire un’aggressione fisica o verbale: atti che possono ledere la salute, la sicurezza o il benessere del lavoratore, come evidenziato dal 2002 dalla stessa Agenzia europea per la Salute e la Sicurezza.

«L’iniziativa nel suo complesso – ha spiegato Davide Mantovanelli, responsabile del progetto per Legacoop Veneto – prevede diverse e numerose azioni da noi messe in campo per le cooperative associate. Azioni attivate grazie alle nostre risorse professionali, tecniche e strumentali e alla condivisione del patrimonio di conoscenze di entrambi i partner». Oltre alla somministrazione del questionario, infatti, l’informazione e la promozione della prevenzione grazie a un servizio di centralino telefonico gestito da operatori competenti e a uno sportello fisico presidiato da una psicoterapeuta a cui potersi rivolgere su appuntamento. Si sta ora definendo anche un decalogo di suggerimenti su come affrontare le situazioni a rischio e quali azioni intraprendere in caso di aggressione; infine, un workshop conclusivo servirà a diffondere i risultati ottenuti e un monitoraggio sul reale impatto e all’efficacia del progetto sarà finalizzato a misurarli.

«Si tratta di una partnership innovativa, che per la prima volta ci vede collaborare sul tema con un ente come la Direzione regionale Inail del Veneto per rispondere a un bisogno di tutela dei lavoratori sempre più crescente e attuale da parte delle nostre associate» ha evidenziato Emilia Carlucci, vicepresidente di Legacoop Veneto.

Nel valorizzare l’importanza della collaborazione, avviata per poter dare un contributo all’emersione e alla gestione positiva del fenomeno, il direttore regionale Inail Veneto Daniela Petrucci ha detto, riferendosi all’universo più ampio dei contesti di lavoro: «Sono circa 8mila l’anno gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, accertati positivamente dall’Inail e codificati come aggressioni. Dati sicuramente sottostimati considerato che spesso le aggressioni non vengono denunciate, anche perché a volte i danni non sono visibili. Questi numeri e l’eco mediatico conseguente devono far riflettere su un contesto sociale in cui la conflittualità è in aumento».

Nel dettaglio, i dati nazionali Inail (novembre 2018) ci dicono molto di più. Oltre la metà (il 57%) dei casi riguarda aggressioni da esterni all’impresa, ad esempio rapine con armi da fuoco o da taglio a banche, uffici postali, tabaccherie, farmacie, magazzini ecc. ma si tratta anche di percosse ad autisti di autobus, infermieri, vigili urbani ecc. per raptus, esasperazione o disagio sociale. Tra gli aggrediti, il 39% è donna, con punte dell’85% nella scuola e del 71% nella sanità. Un’aggressione su tre avviene nel Nordovest del Paese, il 21% nel Nordest, il 22% nel Centro e il 25% nel Mezzogiorno.