Mario Adinolfi (PdF): “Sconfessate dalla Consulta le coppie arcobaleno”
«Sconfessate dalla Consulta le coppie arcobaleno». Lo afferma in una nota Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia riferendosi alle due sentenze della Corte Costituzionale che in tre giorni cancellano definitivamente la possibilità di riferirsi ai nuclei composti da gay o lesbiche come “famiglie”. Non è una sorpresa per il Popolo della Famiglia, che ha sempre fatto riferimento all’articolo 29 della Costituzione, che offre della famiglia una precisa definizione: “Società naturale fondata sul matrimonio”.
«Per anni abbiamo subito una offensiva mediatica e culturale che obbligava a riferirsi alle “famiglie arcobaleno” come baluardo della cosiddetta “genitorialità intenzionale” da contrapporre alla ormai vetusta “genitorialità biologica”» ha proseguito Adinolfi ricordando l’azione della legislatura 2013-2018 abbia cercato di vestire di legittimazione mediatica la cosiddetta “omogenitorialità”. Stessa legislatura cha ha approvato leggi contro la famiglia e contro la vita come divorzio breve e Dat, e che con la legge Cirinnà ha tentato di trasformare le coppie gay in famiglia. «Assistiamo ad un’offensiva mediatica che vuole convincerci che due gay o due lesbiche si “sposano” e “generano figli”, costituendosi famiglia» continuano dal Circolo di Padova del PdF.
«E’ l’evidenza della natura che li smentisce. Due donne non possono generare figli, come non possono farlo due maschi. Sono evidenze della natura che non possono essere contestate». Dopo decenni di far west sulla procreazione assistita, finalmente nel 2004 il legislatore vara la legge 40 che regola questo ambito. E nel regolarlo all’articolo 5 comma 1 stabilisce che alla pma possono accedere solo coppie composte da persone di sesso diverso sposate o almeno conviventi, prevedendo il divieto di fecondazione eterologa, cioè usando il seme proveniente da un donatore esterno alla coppia. Questo divieto rimosso dalla Corte Costituzionale nel 2014, che ribadisce validi i criteri di accesso alla stessa. Ora con la sentenza 221 del 2019 la Corte Costituzionale nega l’accesso alla fecondazione eterologa alle coppie lesbiche perché non rientrano in quel comma che rappresenta il “paradigma familiare” e ribadisce che la famiglia è sempre e solo composta dalla coppia uomo-donna, come previsto dall’ordinamento giuridico italiano.
A questa sentenza si aggiunge la sentenza della Corte Costituzionale di tre giorni fa avversa al tribunale di Pisa che chiedeva se si potesse comporre un certificato anagrafico che evidenziasse un bambino come “figlio di due mamme” inginocchiandosi all’ordinamento giuridico di un Paese straniero. Ma l’ordinamento giuridico italiano non lo consente e in tal senso si è espressa nel maggio 2019 anche la Corte di Cassazione. È illegale in Italia per le coppie lesbiche utilizzare la fecondazione eterologa, è illegale per le coppie gay la pratica dell’utero in affitto, le “famiglie arcobaleno” sono dunque sconfessate e l’omogenitorialità nell’ordinamento giuridico italiano non esiste.
«L’omogenitorialità è un “falso mito di progresso” da combattere perché lede il diritto del più fragile, cioè del bimbo che ha diritto di sapere che è figlio di una mamma e di un papà, sempre» ribadiscono dal Circolo di Padova del PdF, che nei prossimi giorni recapiterà al Comune di Padova la richiesta di modifica degli atti di nascita dove sia riportata la presenza di due genitori dello stesso sesso. «Oggi salutiamo la nostra sostanziale vittoria per i diritti dei bambini, della famiglia naturale, della verità contro la menzogna, dell’amore gratuito dei papà e delle mamme contro gli egoismi alla Bibbiano di adulti che pensavano di potere tutto senza trovare nessuno a contrastarli. Il granellino di sabbia ha inceppato il meccanismo che sembrava destinato a macinarci» ha concluso Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia.
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