Ha visitato tutti gli ospedali dell ‘ Ulss 8 Berica (Vicenza, Montecchio Maggiore, Valdagno, Arzignano, Lonigo e Noventa Vicentina) per raccogliere scatti di quel famigerato periodo della nostra primavera 2020 segnata da lockdown e persone contagiate. Si tratta di Mauro Pozzer, fotografo vicentino, conosciuto a livello internazionale, che ha voluto immortalare i momenti di una realtà così drammatica. Fra i numerosi volti coperti da mascherine, Pozzer si è mosso fra chi ha lottato per sopravvivere e chi ha cercato di salvare vite umane.
“Nella mostra espositiva- spiega- intendo valorizzare il personale ospedaliero, raccontando il loro lavoro, le sofferenze e le gioie di chi dedica la vita al prossimo. Sono uscito anche insieme alle ambulanze e osservato come si svolgeva la ricerca domiciliare ”.
E come ha vissuto queste vicende da fotografo?
“Da fotografo hai uno schermo fra te e la persona che fotografi e in qualche modo questo ti fa staccare dalla realtà. Ma poi, alla fine del mio reportage, durato circa due settimane, ho avuto delle crisi di panico, cosa che non mi era mai successa. E ‘stato molto impegnativo a livello psicologico ”.
Da che cosa è stato colpito maggiormente?
“La solitudine dei pazienti era straziante. Mi ha colpito l’iniziativa del personale di poter mettere in contatto le famiglie ei degenti attraverso tablet e cellulari, unico modo per potersi sentire e vedere. E ‘stato commovente assistere e fotografare alcuni anziani che non erano pratici di queste tecnologie e percepire la felicità per questi incontri virtuali. Qualcuno baciava lo schermo o allungava le mani come per voler toccare i propri familiari. Parlavano gli occhi di tutti, l’unica parte scoperta del viso. Parlavano le mani, coperte dai guanti, che accarezzavano volti e stringevano altre mani come per dire “non ti lascio da solo” ”.
Come è nata l’idea di realizzare un reportage così impegnativo?
“Una decina di anni fa è mancata mia moglie. Ho sofferto molto, assieme alle mie due figlie. Così tre anni fa ho deciso di rientrare negli ospedali come fotografo come terapia per rielaborare il tutto e per valorizzare il personale ospedaliero. Alla fine del lavoro-progetto è stato redatto un libro fotografico, intitolato “City of Angls” da parte di Nursind. Quest’anno, con il periodo Covid, ho voluto tornare e rifare l’esperienza, fotografando i volti con le mascherine e non riconoscibili del tutto. In 2 settimane ho fatto quasi 6mila scatti ”.
La mostra, organizzata dal Comune di Cornedo Vicentino, verrà inaugurata venerdì 23 ottobre alle ore 20 presso la Biblioteca comunale di Cornedo “Villa Trissino”, cornice in cui l’esposizione continuerà fino al 15 novembre.
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