Coronavirus, anche i giornalisti in prima linea. Il sottosegretario veneto Martella:? “sono come i farmaci, un antidoto”

178
Giornalismo,
Giornalismo
L’intervista di Goffredo De Marchis da laRepubblica al Sottosegretario? Andrea Martella, 51 anni, esponente veneto del Partito Democratico che ha la delega all’editoria nel governo Conte
«Come gli ospedali, le farmacie e i supermercati». Il sottosegretario all’editoria Andrea Martella lancia l’allarme sull’informazione: su carta, sul web, in tv. «L’informazione è uno degli antidoti cruciali nella lotta contro il diffondersi del Coronavirus», dice.

 

Ma le parole non bastano se si vuole evitare anche il black out delle notizie dopo quello dei rapporti sociali. «Mai come in questo momento vale il principio costituzionale di un aiuto dello Stato al settore. Significa che la filiera che interessa soprattutto la carta stampata va tenuta in piedi e non interrotta: editori, stampatori, distributori, edicole».

C’è davvero la possibilità che i quotidiani non escano più la mattina?

«Sto parlando con le categorie e questo scenario è escluso. In particolare gli editori e gli stampatori mi hanno fatto sapere di avere un piano per garantire sempre l’uscita dei giornali».

Però c’è il mondo che si sta adeguando e in qualche caso capitolando. Come i programmi televisivi di massimo ascolto.

«Ma non può valere per la stampa. Se c’è una lezione da assimilare da questa nuova epidemia, forse è proprio questa: l’informazione deve essere considerata a pieno titolo parte integrante della strategia complessiva di risposta alle emergenze. Va considerato come servizio pubblico essenziale».

I giornalisti stanno facendo il loro dovere? Ovvero informano in maniera corretta, senza creare allarmi o minimizzare?

«Direi di sì. Ma devono anche contrastare una contro informazione delle fake news che mira al caos. Si chiede buona informazione, informazione di servizio, che riporta ai cittadini contenuti riferibili ad indicazioni utili, voci autorevoli ed affidabili, con la massima trasparenza rifuggendo dal sensazionalismo».

Una delle risposte cinesi all’epidemia è stata un’ulteriore stretta ai contatti su Internet: social, fonti di stampa. Potrebbe succedere anche da noi?

«Impossibile. Da sempre le epidemie toccano gli strati profondi dell’immaginario, mettendo in crisi i legami sociali e scatenando paure ancestrali, salvo il fatto che oggi gli strumenti di moltiplicazione dei messaggi informativi sono incomparabilmente più potenti che in passato. E possono essere utili. Dobbiamo aiutare a evitare comportamenti irrazionali, come il precipitarsi a fare scorte alimentari. Far pendere la bilancia dalla parte della razionalità: altrimenti c’è il rischio di far prevalere l’instabilità e di favorire il gioco di quello che Bauman chiamava il “demone della paura”».

Sta dicendo che, oltre a seguire le disposizioni del governo, i cittadini dovrebbero usare bene i canali informativi?

«Parliamoci chiaro: in queste settimane, si combatte anche una sfida a difesa della nostra democrazia. Democrazia significa tenere unito il tessuto sociale del nostro Paese, mantenere salda una visione di comunità nella quale il destino di tutti è nelle mani responsabili di ciascuno».

Se però ci si mette il cortocircuito informativo del governo, come nel caso della chiusura delle scuole, è un? problema.

«L’esecutivo sta affrontando l’emergenza con la massima trasparenza nel rapporto con l’opinione pubblica. Il ruolo dei giornalisti, che pure devono essere prudenti e rispettare le regole, è fondamentale e consiste anche nell’incalzare, se necessario, chi assume le decisioni».

Sono previsti aiuti al settore per garantire l’uscita dei quotidiani e l’informazione in generale.

«Dobbiamo continuare con un’azione di forte sostegno, diretto ed indiretto, a questo mondo. A maggior ragione dovremo farlo in questa fase per sostenere tutti gli operatori della filiera editoriale anch’essi colpiti duramente dall’emergenza. L’obiettivo non cambia; rendere la stampa economicamente sostenibile, autosufficiente, libera di continuare a svolgere al meglio un compito che costa in termini di fatica, impegno e risorse economiche».