Coronavirus, coerenza e lungimiranza di Zaia, che segue la linea della Lega. E dopo i topi cinesi ora la colpa è della cassoeula lombarda?

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Salvini e Zaia
Salvini e Zaia

Luca Zaia, nella sua veste di esperto matematico, ha oggi affermato: «Faccio un richiamo alla responsabilità. I modelli matematici dicono che il 15 marzo avremo un’impennata importante degli accessi alle terapie intensive. Le curve ci dicono che ci sarà un inasprimento forte delle curve della contagiosità. Se non stiamo a casa, avremo 2 milioni di veneti contagiati da qui al 15 aprile e finirà che dovremo svuotare gli ospedali dai pazienti ordinari per inserire i contagiati da Coronavirus»

Vuol dire che il 40% della popolazione totale sarà contagiato. Sarebbe interessante capire che “modello matematico” prevede un’impennata di accessi a terapie intensive proprio il 15 marzo (E prima? E dopo?) e due milioni di contagi in un mese. È comunque un bene richiamare i cittadini alla responsabilità, alla prudenza e all’attenzione di fronte a un’epidemia o pandemia come quella del coronavirus. Un virus misterioso e pericoloso proprio perché non si conosce una cura efficace per debellarlo definitivamente (o, almeno, tenerlo sotto controllo). Fare appello è giusto ma sarebbe, allo stesso tempo, utile non diffondere il panico che cresce anche (o soprattutto) di fronte ad affermazioni istituzionali che sono spesso contraddittorie e sembra non seguano una logica comprensibile.

Così, ripercorriamo quanto Luca Zaia ha affermato nell’ultima settimana.

Ieri, 10 marzo 2020 Luca Zaia ha dichiarato: «Piuttosto che protrarre un’agonia che dura mesi, credo sia meglio arrivare a una chiusura totale, così da bloccare definitivamente il contagio. È una linea di pensiero che sta girando e penso che se ne parlerà anche oggi, perché è fondamentale isolare il virus, e più rallentiamo la velocità di contagio e più respiro diamo alle nostre strutture sanitarie».

Questa è, invece, la notizia ANSA di domenica 8 marzo 2020: «Il presidente del Veneto, Luca Zaia, critica il decreto del premier Giuseppe Conte sul coronavirus considerando “esagerata e inopportuna” la decisione di definire area rossa le tre province venete e chiede quindi lo stralcio di esse. Zaia sottolinea che “non è stato interpellato per un parere prima della definizione del decreto e che l’ultimo contatto con Conte è stato prima di mezzanotte”. Lo stralcio riguarda le province di Padova Treviso e Venezia. A fronte di cluster circoscritti, “e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende – osserva Zaia – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”. “Noi veneti non ci siamo mai tirati indietro, io non mi sono mai permesso di dissentire, anche se c’erano misure che a volte avrei fatto in un’ altra maniera. Ma questo decreto per un’interpretazione – conclude – ha bisogno minimo di una circolare attuativa. Tutto magari ha una ratio, ma per noi veneti, in questo momento no”».

Il 7 marzo 2020 la notizia era: «“Consideriamo superata l’emergenza di Vo’. Abbiamo mandato una lettera al premier, a Speranza e al Comitato tecnico scientifico perché Vo’ sia liberata”. Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a margine dell’unità di crisi regionale sul Coronavirus, a Marghera. Precisando che la decisione dovrà essere contenuta nel nuovo Dpcm da rinnovare entro domani, Zaia ha sottolineato che «abbiamo 66 positivi su 3.300 abitanti, e l’isolamento lo consideriamo superato”».

Il 4 marzo 2020 si poteva leggere: «“La zona rossa è il Veneto”. Lo afferma il presidente della Regione Luca Zaia, in conferenza stampa dal centro della protezione civile di Mestre, da dove partecipa in videoconferenza all’incontro con il presidente del consiglio Giuseppe Conte. “Senza nulla togliere alla tragedia di Vo’, che vive un totale isolamento non programmato, con restrizioni nelle piccole cose della vita. E’ un sacrificio immane che stiamo chiedendo ai cittadini“, precisa poi Zaia auspicando che domenica, con lo scadere dell’ordinanza, le restrizioni per il paese padovano possano essere riviste. Le misure economiche di cui sta discutendo il Governo ammontano a 3,6 miliardi di euro, che “considero onestamente solo l’inizio di una partita molto più importante, per un’economia che e’ veramente in ginocchio. Per noi 3,6 miliardi di euro non bastano ma aiutano a partire”, continua il governatore».

Una settimana nella quale Luca Zaia ha dimostrato una coerenza e una lungimiranza alquanto discutibili. Ha detto e chiesto tutto e il contrario di tutto. In questa maniera è facile che (forse) almeno una delle dichiarazione sia plausibile. Zaia potrà affermare facilmente “io l’avevo detto” e far finta di aver avuto ragione e di essere un bravo e lungimirante politico … forse.

In effetti ha seguito solo la linea ondivaga della Lega (da Salvini ai vari “governatori” leghisti Fontana e Fedriga che anche loro in quanto a coerenza sono stati deficitari alquanto) per la quale si può dire tutto e il suo contrario. se il governo stanzia 10 miliardi ce ne vogliono di più, 30, 50 … non importa quanti basta puntare alto … e poi, bisogna, rilanciare subito l’economia ma anche chiudere tutto … chiudere i confini ma anche no (se lo fanno gli altri nei nostri confronti) …

Idee in libertà, vendute come proposte da veri statisti. Ma se si mantiene un minimo di memoria sono palesemente contraddittorie e molto confuse. Ne dobbiamo prendere atto che così va l’Italia da qualche decennio. Abbiamo una classe politica(nte) che può essere definita tutt’altro che autorevole. In compenso è, visti i risultati, estremamente incompetente.

E non bisogna dimenticare che proprio questi personaggi (Lombardia docet) hanno, nel tempo, ridotto le risorse per la sanità pubblica, tagliato il personale, esternalizzato i servizi, finanziato le strutture private.

Ah, dimenticavo, sempre Luca Zaia, a fine febbraio pronunciava, durante un’intervista (e dopo aver fatto capire che gli italiani e i veneti in special modo si lavavano molto, mentre i cinesi …), la ormai famosa frase “Li abbiamo visti tutti i cinesi mangiare i topi vivi“. Cosa che aveva suscitato la giusta indignazione e la protesta del governo cinese e dell’ambasciata cinese in Italia. Era chiaro che per tanti, Zaia compreso, i cinesi erano gli “untori”, solo che, ieri, si poteva leggere una notizia (ilsole24ore.it): «”Coronavirus, studio Iss: il contagio è avvenuto in Italia. Chiarita la natura sostanzialmente “autoctona” dell’infezione da coronavirus in Italia smentendo le ipotesi di una sua “importazione” da un altro Paese Ue».

E adesso Zaia cosa potrà dire? Forse che “sappiamo tutti che in Lombardia mangiano la cassoeula“?

Quando si dice competenza, lungimiranza, educazione e diplomazia.

(qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr)

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.