Coronavirus, come evitarlo: lo spiega il dr. Enrico Hüllweck. #iodacasapensoatuttinoi e scrivo a cittadini@vipiu.it

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Dr. Enrico Hüllweck: cosa fare per evitare il Coronavirus
Dr. Enrico Hüllweck: cosa fare per evitare il Coronavirus

Sono diverse le possibilità di ingresso del Coronavirus nel nostro corpo. La prima via è quella inalatoria, allorchè ci si trova a meno di due metri di distanza da un soggetto infettato. Le particelle che trasportano il virus, espulse dal malato, possono arrivare  fino a 1,8 metri dal suo viso, ragione per cui occorre distanziarsi di almeno due metri.

In caso di starnuto, tuttavia, il virus supera questa distanza: ecco perché è opportuno che chi starnutisce lo faccia nella piega del gomito.

La cassa di un supermercato in tempi di Coronavirus (foto di archivio)
La cassa di un supermercato in tempi di Coronavirus (foto di archivio)

Il fare attenzione alle distanze di sicurezza deve persistere anche quando, incrociando lungo un marciapiedi una persona, noi passiamo sullo stesso posto dove, pochi secondi prima, quella persona era passata:utile, in tal caso, deviare un pò il nostro percorso, non  parlare (per non aprire la bocca) e non respirare con forza.

L’uso della mascherina, ovviamente, aumenta la nostra protezione, ma mai al 100%.

Mascherine a protezione della popolazione (foto d'archivio non indicativa del tipo di presidio da utilizzare)
Mascherine a protezione della popolazione (foto d’archivio non indicativa del tipo di presidio da utilizzare)

In ogni caso, la cosiddetta “mascherina chirurgica” (tutta liscia) e la mascherina FFP1 impediscono che chi le porta trasmetta il virus ma proteggono poco chi le porta, mentre le mascherine più complesse, la cosiddetta FFP2 e la FFP3, proteggono al 95% chi le porta  ma molto meno chi è davanti a chi le porta, se hanno una valvola espiratoria (da cui c’è uscita di respiro, ndr).

Per capirci meglio: un medico che assiste i malati dovrebbe almeno portare la FFP2 o la FFP3, mentre un  probabile portatore del virus sarebbe meglio  portasse la chirurgica o la FFp1.

La mascherina, da usarsi sempre quando si esce di casa, deve coprire  bene naso e bocca. Poi, al ritorno da casa, va tolta dal viso, toccando solo gli elastici delle orecchie e, quindi, va buttata seguendo le norme per ii rifiuti o lasciata per almeno una giornata in zona non frequentata, ricordando che la sua superficie esterna può essere infettata.

Il virus circolante nell’aria ci può  facilmente contagiare anche entrando negli occhi  e, quindi, sarebbe necessario avere almeno un paio di occhiali addosso per essere più protetti.

Oltre a questi accorgimenti, dobbiamo ricordare che si possono facilmente infettare  le mani, i vestiti, le borsette e le scarpe. Le mani dovrebbero, quindi, essere sempre protette da guanti quando usciamo a fare la spesa.

Ci possiamo contagiare toccando i manici dei carrelli della spesa, le maniglie delle porte, le cose che compriamo e che (se esposte) possono essere state contagiate qualche secondo prima da un altro acquirente infetto, ma anche toccando i sacchetti di plastica e perfino le monete che ci vengono date di resto e che potrebbero essere state consegnate alla cassa da un contagioso.

I guanti, poi, vanno buttati via sempre nel rispetto delle norme sui rifiuti, ma anche le nostre mani possono essere rischiose: con loro non dobbiamo toccarci né il naso né gli occhi (cosa che purtroppo avviene spesso istintivamente senza accorgersene) e comunque dobbiamo lavarle frequentemente con acqua e sapone.

Ma le mani le usiamo spesso per mettere in bocca qualcosa: caramelle, biscotti, bocconcini. Questo gesto non va fatto mai fuori casa e a casa va fatto dopo essersi lavate le mani. Anche chi fuma deve stare attento a toccare le sigarette con le mani non lavate.

Quanto ai vestiti, essi possono essere stati “colpiti” dal virus. Ecco che, tornando a casa, sarebbe bene cambiarsi il vestito che è stato a contatto con la gente e metterlo in disparte, così come la borsetta o qualunque tipo di borsa usata, per “estetica” o lavoro, in una zona non frequentata della casa per qualche ora.

Anche le scarpe possono infettarsi e, quindi, rientrando a casa, andrebbero lasciate  fuori della porta d’ingresso per non sporcare ed eventualmente contagiare i pavimenti e i tappeti della nostra casa.

Infine, qualunque cosa ci venisse  recapitata (sacchetti di spesa, oggetti, pacchi e pacchetti, buste di lettere ecc.) andrebbe presa con prudenza con i guanti o attendendo almeno due-tre  ore prima di toccarla con le  nostre mani.

Giustamente questi comportamente potranno sembrare a qualcuno esagerati. In realtà vanno attuati sapendo che facendo così si riduce moltissimo il rischio di ammalarsi o di trasmettere ad altri il Coronavirus. Rischio che si riduce, molto ma mai, ricordiamolo, al 100%.

dr. Enrico Hüllweck

Specialista in clinica pediatrica, Specialista in endocrinologia e malattie del ricambio, Specialista in scienza dell’alimentazione e della dietetica, Specialista in nipiologia e paidologia, Medico ospedaliero id. Primario

#IoRestoacasa tanto viene @VicenzaPiuacasamia
#IoRestoacasa tanto viene @VicenzaPiuacasamia

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Enrico Hullweck
Nato a Vicenza il 31 marzo 1946 nella XII Legislatura è stato deputato, venendo eletto nelle elezioni politiche del 27 e 28 marzo 1994 per la Lega Nord, poi passa a Forza Italia, dal 1998 al 2008 è sindaco di Vicenza. Dal luglio 2008 al 2011 è stato capo della segreteria Politica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Si diploma al Liceo Scientifico Lioy di Vicenza, e successivamente si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università degli Studi di Padova, specializzandosi in Pediatria, Endocrinologia e Malattie del ricambio (all'Università degli Studi di Firenze), Scienza della Alimentazione e della Dietetica (Università di Padova), Pediatria sociale, Paidologia e Nipiologia (all'Università di Pisa). Esercita ancora da Pediatra ed è stato presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Vicenza dal 1990 al 2000. È stato membro della Commissione Nazionale permanente per il Codice di Deontologia medica ed è stato membro della Commissione di Bioetica della Regione Veneto. Ha svolto anche attività di sindacalista medico ospedaliero come esponente della Coordinamento Italiano Medici Ospedalieri (CIMO), della quale è stato Vicesegretario Nazionale dal 1976 al 1996. È stato inoltre iscritto all'Albo dei Giornalisti ed è stato direttore di alcune testate, prevalentemente a carattere politico, sindacale e scientifico.