Coronavirus e inquinamento: “PULVIRUS”, il progetto di ricerca di Enea, ISS, Ispra e Arpa regionali incentrato sul bacino padano

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Inquinamento
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Si è fatto un gran parlare in questi mesi di possibili correlazioni tra smog e diffusione del Coronavirus, specie nelle aree del paese a più alta concentrazione di inquinanti. La Pianura padana, in particolare, è finita nel mirino a causa dell’alto numero di contagi, considerato che il 7% dei decessi mondiali si è verificato in Lombardia, mentre le morti da Coronavirus in Italia si sono concentrate per il 64% tra Lombardia ed Emilia-Romagna.

Si ricorderà anche che uno studio curato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale mise subito in relazione l’alta percentuale di particolato sottile, presente soprattutto nel settentrione, con il numero di casi infetti da Covid-19. Infatti, in quanto inalabile, il PM potrebbe fungere da vettore privilegiato per il trasporto del virus ed essere, secondo “ScienceDirect”, un “co-fattore addizionale dell’alto tasso di mortalità”.

Su questa questione vi fu anche una polemica che coinvolse l’Arpav, impegnata però sul fronte dei negazionisti, di cui abbiamo già trattato su questo giornale on-line.

La novità di questi giorni è che le maggiori agenzie scientifiche del paese (l’ENEA, l’Istituto Superiore di Sanità, Ispra e le varie Arpa regionali), hanno dato vita ad un progetto di ricerca congiunto denominato “PULVIRUS”, incentrato per l’appunto sul bacino padano, che ha lo scopo di approfondire: il legame tra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, le interazioni fisico-chimiche-biologiche tra polveri sottili e virus; gli effetti della quarantena su inquinanti e gas serra. La durata di tale progetto è di un anno, ma già tra qualche mese si potranno vedere i primi risultati.

Nel frattempo, a testimonianza del fatto che il tema non è appannaggio solo di ambientalisti o anime belle, si susseguono le pubblicazioni di studi in grado di dimostrare una relazione di causa-effetto tra Coronavirus Covid-19 e contaminazioni ambientali. L’ultimo in ordine di tempo è uscito sulla piattaforma scientifica “MedRxiv” (la stessa che pubblicò il lavoro del prof. Crisanti su Vò Euganeo) e ipotizza un ruolo determinate del PM nel rendere più severo lo stato di infiammazione dei pazienti Covid-19.

La Pianura padana, oltre ad essere un agglomerato urbano e industriale che si perpetua senza soluzione di continuità, è anche penalizzata da una conformazione geografica che non permette agli inquinanti atmosferici di disperdersi e il risultato è un livello di smog che ha pochi eguali nel Mondo. Ma quali sono i settori che concorrono ad elevare le polveri sottili?

Il riscaldamento incide per il 36,9%, gli allevamenti intensivi per il 16,6%, i trasporti stradali per il 14%, l’industria per il 10%. E’ interessante notare come negli ultimi 30 anni sia sempre cresciuto l’apporto degli allevamenti, passando dal 7% del 1990 al quasi 17% di oggi, mentre è diminuita la componente dell’industria e anche quella dei trasporti. Quest’ultimi, sebbene continuino a svolgere un ruolo fondamentale nelle emissioni di gas serra, pur tuttavia hanno ridotto le emissioni di PM2,5 di 6 punti percentuali. Il che mi fa dire che le politiche a favore della mobilità ecologica rimangono prioritarie, ma intervenendo seriamente anche nel settore della zootecnica si potrebbe fare molto per ridurre le emissioni di ammoniaca e di conseguenza le concentrazioni di particolato atmosferico.