Coronavirus da delirio e raffica di chiamate ai Carabinieri. Intanto dopo il “ni” di Mantoan la Regione si dà da fare e… spende

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Coronavirus, le decisioni in Veneto
Coronavirus, le decisioni in Veneto

Nelle prime ore di lunedì mattina tra ordinanze da parte delle autorità di stop uno dietro l’altra, non solo per le scuole ma anche ad eventi ed altre attività e, nel pomeriggio, anche per gli sportelli di AIM in città, sono arrivate una trentina di chiamate al Comando dei Carabinieri di Vicenza dei cittadini chiedevano informazioni sul Coronavirus.

Gran parte delle persone, alcune vittime anche delle truffe degli sciacalli da virus, erano allarmate per questa mega influenza che… sta facendo girare più la testa che registrare morti, i quali tra l’altro il più delle volte sono già in condizioni fisiche precarie come l’anziano deceduto in Veneto, il primo in Italia, già colpito dalla polmonite.

Ma dal Coronavirus la maggioranza dei casi guariscono, come con una normale influenza, di cui quella attuale a detta delle scienziate Maria Rita Gismondo e Ilaria Capua sarebbe essenzialmente, e per i dati reali ad oggi disponibili, una versione più virulenta.

Solo che

  • le informazioni dai media, sacrosante ma a volte para sensazionalistiche, arrivano senza sosta così come le dirette televisive fiume in cui si sprecano pareri di più o meno esperti
  • vanno così a ruba nelle farmacie, nei supermercati e sul web i prodotti più o meno anti virus (dai disinfettanti gonfiati di prezzo alle mascherine sparite)
  • i treni vanno in tilt, le strette di mani saltano, l’acqua santa nelle chiese svanisce e non certo per miracolo ma per ordinanza del vescovo
  • addirittura Renzi e Berlusconi, ma Salvini meno, fanno la pace con Conte per senso di responsabilità neanche il Coronavirus fosse un flacone abbondante di fosforo per le loro teste
  • l’Italia, sempre penultima se non ultima in Europa, diventa la prima, se non la sola, in questa gara a bloccare rigidamente tutto e di più, con somma gioia di un’economia già languente se non languida, per i cui protagonisti, titolari/manager d’impresa e/o dipendenti che siano, c’è paradossalmente solo da sperare che l’allarme sia vero altrimenti bisognerà, poi, dare la caccia agli untori con i morti, però, già sepolti.

Tutto, quindi, finisce in un inevitabile “polverone” dal quale, senza spruzzi d’acqua correttivi, alla fine si capisce tipicamente gran poco.

Ma ora almeno si sa che per fronteggiare al meglio la situazione del Coronavirus e garantire la sicurezza degli operatori sanitari oltre che la massima effettuazione dei tamponi, il Servizio Sanitario Regionale del Veneto, dopo i freni del suo direttore generale Domenico Mantoan alle spese per i tamponi preventivi per gli asintomatici, sta effettuando le spese necessarie (tutte?) per massicci acquisti dei materiali ora mancanti.

Utilizzando i poteri in deroga, al solito, commissariali, visto che in Italia nulla è fattibile, bene o male lasciamo perdere, se non sotto commissariamento, il Veneto ha acquistato diversi presìdi sanitari, per un totale di centinaia di migliaia di pezzi.

Ecco l’elenco anti-Coronavirus

  • 280.000 mascherine del tipo FFP2 e FFP3 (15.000 in consegna da domani)

  • 100.000 tamponi e test (30.000 in consegna per fine settimana)

  • 59.000 camici (tutti in consegna domani)

  • 54.000 calzari (tutti in consegna entro il fine settimana)

  • 2.100 occhiali protettivi (tutti in consegna entro il fine settimana)

  • 100 visiere (tutte in consegna entro il fine settimana)

  • 215.000 confezioni di gel disinfettante (40.000 in consegna entro fine settimana)

  • In ordinazione ci sono anche svariate migliaia di guanti sufficienti per il fabbisogno di 3 mesi per tutte le Ulss.

 (qui la situazione ora per oraqui le tutte nostre notizie sull’argomento, ndr).