Coronavirus e chiusura dei confini, Salvini e le mascherine per… tacere

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Salvini
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Parafrasando un intervento di Vittorio Feltri, qualche giorno fa durante il programma “Dritto e rovescio” su Rete4 , il capo della Lega Matteo Salvini, ha affermato: “Visto che non si è chiarito quali dimensioni può assumere l’epidemia, è bene essere prudenti e chiudere i confini”.

Salvini ha utilizzato quelle parole per commentare il fatto che la nave Sea Watch avesse chiesto di sbarcare a Messina i 194 migranti che ha recuperato al largo della Libia. Ha anche aggiunto “E si fanno sbarcare altri 200 immigrati dalla nave di Carola Rackete…”,

Cosa non si fa per una manciata di voti e per un punto in più nei sondaggi settimanali …

A questo punto, però, una domanda sorge spontanea: “ci chiudiamo dentro ai nostri confini per paura di essere infettati o perché, in un impeto di altruismo, non vogliamo contagiare “gli altri”?”

Perché, forse all’ex-ministro Salvini è sfuggita la cosa, mentre non si ha notizia di presenza di coronavirus Covid-19 tra i migranti che arrivano dall’Africa, sembra proprio che siamo stati “noi italiani” a “esportare” il virus in quel continente.

Infine, di fronte alle affermazioni prive di senso logico del Salvini, come possiamo stupirci e protestare se il resto del mondo vuole mettere tutti gli italiani in quarantena? Un sospetto dovrebbe venire … che lo facciano per il virus o per le pericolose stupidaggini (piene di razzismo e di istigazione al terrore) che personaggi come Salvini stanno diffondendo da tempo?

Se almeno usassero le mascherine così, tanto per tacere e non inquinare l’aria.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.