Coronavirus e protocollo sul lavoro, Mauro Alboresi (segretario nazionale PCI): la salute dei lavoratori viene prima di tutto

265
Mauro Alboresi, segretario nazionale del Pci, con Giorgio Langella, segretario regionale in un recente incontro nel Vicentino
Mauro Alboresi, segretario nazionale del Pci, con Giorgio Langella, segretario regionale in un recente incontro nel Vicentino

Con il protocollo sottoscritto martedì 17 marzo tra le parti sociali, si legge nella posizione ufficiale del Partito Comunista Italiano a firma del suo segretario nazionale Mauro Alboresi, tutte le aziende che vogliono continuare a produrre, anche nelle realtà nelle quali più è forte l’incidenza dell’epidemia da coronavirus, anche se non riconducibili ai beni e servizi essenziali garantiti nel contesto delle misure di contrasto adottate dal governo, lo potranno fare. Per chi come noi si è espresso contro tale ipotesi, non è una buona notizia.

Restiamo convinti di ciò anche dopo una attenta lettura di tale intesa. Da essa, infatti, emerge un quadro di non adeguate garanzie per coloro che sono chiamati a lavorare comunque, anche se non necessario.

Coronavirus, protocollo per la sicurezza nel lavoro
Coronavirus, protocollo per la sicurezza nel lavoro

Poco o nulla vi è di prescrittivo, di realmente vincolante, e le forme di controllo previste sono assolutamente insufficienti. Siamo sostanzialmente di fronte ad un insieme di raccomandazioni. In altre parole i lavoratori restano esposti alla volontà di questo o quel datore di lavoro, nella speranza che tutto vada bene. Noi insistiamo: tutte le attività non essenziali è necessario, prima ancora che opportuno, che vengano sospese per il periodo di quarantena necessario ad isolare il virus.

Sono in gioco la salute, la vita dei lavoratori, e ciò, per noi, viene prima di ogni altra considerazione.

Mauro Alboresi, Segretario Nazionale PCI