Coronavirus, Il Sole 24 Ore: così l’economia paga già il prezzo d’incertezze e psicosi sanitaria

Rischi incalcolabili. Le dinamiche scatenate dal coronavirus ricordano la teoria del Cigno Nero:un evento non previsto che scombussola tutto

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Coronavirus dalla Cina?
Coronavirus dalla Cina?
Per avere qualche delucidazione su quello che potrebbe accadere in Italia “a valle” dell’epidemia da Covid-19 (qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui le tutte nostre notizie sull’argomento, ndr), cioè sui rischi reali per l’economia scatenati da un panico irrazionale, forse servirebbe consultare Robert Thaler, uno dei maestri dell’economia comportamentale. Ma senza arrivare ad un premio Nobel forse (per ora) basta ricordare la teoria del “Cigno Nero”, l’evento non previsto che scombussola tutto, dalla produzione alla Borsa.

Cosa accade nel nord d’Italia che traina un Pil già fiacco? Bisogna guardare il comportamento, appunto, delle persone. Ieri mattina Milano non era più Milano. Strade più vuote, ovviamente a causa della chiusura delle scuole e delle università. Ma anche perché le persone hanno evitato i luoghi di aggregazione, ma non i supermercati. Tra sabato e domenica frotte di cittadini si sono riversate nei grandi market, presi d’assalto e continuamente riforniti. Risultato: scaffali vuoti, soprattutto quelli dello scatolame, come se si immaginasse di dover rimanere a casa a lungo (tra l’altro sul web girano video-fake su false chiusure per un mese). Queste immagini hanno fatto il giro d’Italia, non senza effetti, anche a Roma: gli scaffali sono pieni ma fuori dei centri le auto erano parcheggiate una sull’altra, mai di lunedì mattina.

Questo è solo l’ultimo miglio di un comportamento collettivo che già da un mese ha riguardato le mascherine e il disinfettante per le mani, giù giù fino agli integratori, il tutto cacciato prima nelle farmacie poi sulla rete. Effetto a catena di un accavallarsi di eventi e di una slavina di commenti, che si sono rincorsi con le decisioni delle autorità, innescano un circuito mediatico-politico che all’inizio e per un po’ è stato fonte di grave confusione. Non si capiva chi doveva prendere le decisioni, e soprattutto quali decisioni. In gennaio per lo spazio di due giorni la sala di comando è stata di fatto lo Spallanzani di Roma, poi il Coi delle Forze armate – che ha gestito i rientri dalla Cina – e di colpo tutto si è traferito tra Milano e Venezia. Poi finalmente una sintesi è stata trovata con una catena di comando certa, che troverà momento per momento delle strade concrete. Ma intanto l’effetto psicologico è partito e piano piano Milano si è svuotata e spenta dal pomeriggio di ieri: tutto chiuso o quasi. Non solo uffici, scuole e università. Non ci sono gli studenti nelle zone della movida vicino a Cadorna o vicino ai Navigli, mancano i cinema, i punti di incontro dei consueti aperitivi, i bar per il dopo lavoro, e su tutti un grande assente, il Teatro alla Scala (nei prossimi giorni sarebbe stato in scena Il Trovatore di Verdi), serrato per tutta la settimana.

Si susseguono le comunicazioni di annullamento di fiere e eventi: da Mido a Milano (occhialeria) a Cosmoprof a Bologna. La procura di Milano ha chiuso gli uffici al pubblico mentre va avanti l’attività del Comune di Milano: ieri consiglio comunale, anche se a porte chiuse. Le persone commentano nei pochi punti di ritrovo la difficoltà di andare a lavoro senza scuole e asili dove lasciare i bambini. E saranno proprio loro a mancare in questa settimana, quella del carnevale ambrosiano, che avrebbe colorato le strade e intrattenuto con feste in ogni piazza di Milano fino a domenica prossima. Niente mascherate quest’anno. Non mancano come sempre gli sciacalli, che si presentano alle porte delle case con camici e addirittura stemmi della Croce Rossa, come denuncia la Regione Lombardia. Bisogna ascoltare le autorità, gli esperti.

Ha un sapore amaro, in queste ore, la polemica tra i virologi più in vista, specie tra il conosciutissimo Roberto Burioni, superstar pro-vax, e Maria Rita Gismondo, responsabile di laboratorio del Sacco di Milano, cuore sanitario dell’emergenza lombarda, fiore all’occhiello della virologia europea. Due visioni diverse su come giudicare gli effetti del fenomeno – e può giudicare solo chi ne ha i titoli, sia detto sempre – che hanno comunque contribuito non poco a disorientare i cittadini, che perlopiù non si staccano dagli smartphone in presa diretta sulle notizie dal fonte del virus. Va ricordato l’appello della virologa Ilaria Capua, che le fake news le ha pagate sulla propria pelle, che dagli Usa tuona contro un allarmismo – a suo dire – spropositato e irresponsabile. Tutto, dice, per quanto possibile deve continuare a funzionare bene, dalla produzione ai servizi, altrimenti gli effetti saranno davvero devastanti per l’intero paese.

Da Il Sole 24 Ore

Carlo Marroni

Sara Monaci