Coronavirus, multa da 400 a 3mila euro. Il Viminale sul CorSera fa chiarezza sui divieti

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Carabinieri per il controllo del territorio (foto d'archivio)
Carabinieri per il controllo del territorio (foto d'archivio)

Di seguito il dettagliato articolo riepilogativo di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini dal Corriere della Sera sui divieti per il Coronavirus con il decreto del governo e la circolare del capo di gabinetto della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese inviata ai prefetti che spiega i limiti agli spostamenti

Conferma le multe per i cittadini che violano le prescrizioni per evitare il dilagare dell’epidemia, ma nega che lo stato di emergenza sia prolungato fino al 31 luglio. Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa quando sono da poco passate le 18.30, in diretta spiega le nuove linee guida del governo. «Soddisfatto e orgoglioso della reazione degli italiani nel rispettare le indicazioni e le prescrizioni che abbiamo fornito»», si dice il premier.

Ma conferma che il Consiglio dei ministri ha approvato le multe e sanzioni per punire chi non rispetta i divieti emanati per «evitare il contagio da coronavirus» e dunque limitare gli spostamenti dei cittadini. Il provvedimento prevede una sanzione amministrativa da 400 a 3000 euro. Per i negozi che non rispettano la chiusura è prevista «la chiusura provvisoria dell’attività o dell’esercizio per una durata non superiore a 5 giorni».

Con una circolare ai prefetti il capo di gabinetto della ministra Luciana Lamorgese fissa le direttive per applicare il decreto varato dal premier Giuseppe Conte sabato 21 marzo su attività aperte e spostamenti.

Carburanti e alimentari garantiti

«Garantiamo filiera alimentare e carburanti- assicura Conte – e la ministra De Micheli adotterà un’ordinanza che consentirà di regolamentare l’orario di apertura in modo da assicurare il rifornimento di carburante in tutta la Penisola. In questo momento dobbiamo presidiare i settori fondamentali di una macchina che sta già viaggiando a motori rallentati», spiega Conte. E per quanto riguarda il rapporto con i sindacati, che potrebbe mettere a rischio certi settori con le minacce di sciopero, Conte insiste: «I sindacati sanno che le porte di Chigi e dei ministeri sono sempre aperte. Per me il metodo migliore è il confronto. Ma la possibilità di decisione spetta al governo. Non possiamo introdurre modalità di codecisione come nella concertazione degli anni 90», ma, aggiunge, si stanno facendo «aggiustamenti» in modo che «non ci siano scioperi di sorta. In questa fase il paese non se lo può permettere». La precettazione? «Non credo ce ne sarà bisogno», assicura Conte. L’esercito? «Ben venga l’aiuto dei militari ma i cittadini non devono pensare che la tenuta dell’ordine pubblico sia affidata solo a una militarizzazione dei centri abitati, le forze dell’ordine stanno già agendo in modo molto efficace».

Le Regioni

Il decreto legge non cancella le norme sin qui adottate con i precedenti decreti di Conte, ma le sistema in un documento unico. Quindi i divieti in vigore restano validi. Un’altra importante novità riguarda le Regioni, che nelle settimane scorse sono andate in ordine sparso contribuendo ad aumentare il caos. «Lasciamo la possibilità alle Regioni di adottare, se è il caso per aggravamento della situazione, misure restrittive anche ulteriori», precisa Conte. Ma ci devono appunto essere le condizioni giuste. Conte ritiene che non sia giusto attuare un «intervento autoritativo sui governatori, meglio collaborare». Nel decreto approvato oggi dal Consiglio dei ministri «prevediamo che ogni iniziativa governativa venga trasmessa alle Camere e che il presidente del Consiglio vada a riferire periodicamente, ogni 15 giorni, sulle misure adottate per contenere la diffusione del virus».

Gli spostamenti

In una circolare emanata in mattinata dal Viminale il prefetto Matteo Piantedosi chiarisce le regole per gli spostamenti: «Di particolare rilievo, quale ulteriore misura funzionale al contenimento del contagio introdotta dall’art. 1, comma 1, lett. b) del provvedimento in parola, è il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati dal comune in cui attualmente si trovano. Tali spostamenti rimangono consentiti solo per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. La disposizione, anche tenendo conto delle esigenze recentemente emerse e che hanno condotto alcuni Presidenti di Regioni ad adottare apposite ordinanze, persegue la finalità di scongiurare spostamenti in ambito nazionale, eventualmente correlati alla sospensione delle attività produttive, che possano favorire la diffusione dell’epidemia.

No rientro al domicilio

E ancora: «Resta peraltro in vigore nella parte in cui raccomanda l’effettuazione di spostamenti all’interno del medesimo comune solo se motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. Si ritiene peraltro opportuno evidenziare che, proprio in ragione della ratio ad essa sottesa, la previsione introdotta dal nuovo d.P.C.M. appare destinata ad impedire gli spostamenti in comune diverso da quello in cui la persona si trova, laddove non caratterizzati dalle esigenze previste dalla norma stessa. Rimangono consentiti i movimenti effettuati per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute, che rivestano carattere di quotidianità o comunque siano effettuati abitualmente in ragione della brevità delle distanze da percorrere. Rientrano, ad esempio, in tale casistica gli spostamenti per esigenze lavorative in mancanza, nel luogo di lavoro, di una dimora alternativa a quella abituale, o gli spostamenti per l’approvvigionamento di generi alimentari nel caso in cui il punto vendita più vicino e/o accessibile alla propria abitazione sia ubicato nel territorio di altro comune».