Coronavirus insegnante non previsto

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L’ Italia ai tempi del Coronavirus. Stavamo seguendo, chi con più attenzione chi meno, l’evolversi dell’epidemia di COVID-19 (la malattia provocata dal nuovo Coronavirus). Poi il 21 febbraio scopriamo che il virus ce l’abbiamo in casa.

Da quel momento cambia tutto e il Paese (in particolare il Veneto e la Lombardia) piomba in una situazione assolutamente inedita. È la cronaca di queste giornate di cui diamo ampio conto nelle pagine interne.

Sono giornate strane, per molti versi surreali in cui ci sentiamo bloccati, sospesi. Ritornano attuali termini che pensavamo consegnati alla storia: quarantena, isolamento, contagio.

Non eravamo più abituati a questo tipo di incertezza che ci ricorda che siamo e restiamo fragili (e per questo profondamente umani).

Il virus ha cancellato le manifestazioni pubbliche del Carnevale e quelle religiose che segnano, per noi credenti, l’inizio della Quaresima. È uno di quei tempi che chiamiamo ‘forti’, perché costituisce un’opportunità per un rinnovato cammino spirituale e per una conversione personale e comunitaria in preparazione della Pasqua.

Quest’anno, dunque, l’inizio della Quaresima è diverso. Di fronte a una situazione che certamente non abbiamo scelto e di fronte alla quale non abbiamo alternative, possiamo almeno tentare di interrogarci su cosa ci sta insegnando questa vicenda. In tal senso le giornate che stiamo vivendo in modo un po’ spaesato, in cui misuriamo l’assenza di tante situazioni, cose, abitudini che compongono la nostra quotidianità, sono un’opportunità da non sprecare.

Il primo insegnamento è che ‘non ci si salva da soli’. Il superamento di questa fase di emergenza richiede il contributo di tutti. Tanto più, ciascuno farà la sua parte, tanto prima il pericolo sarà superato. Questo significa un’altra cosa: dobbiamo fidarci di chi ha la responsabilità di decidere. Non sapremo mai se certe scelte sono state troppo prudenziali o no, sta di fatto che dobbiamo imparare a essere comunità e a camminare insieme. A noi italiani questo risulta difficile, anche come credenti, ma possiamo impararlo. E non servono le polemiche, neanche quelle sulla sospensione delle messe e delle celebrazioni delle Ceneri. Se l’inizio della Quaresima è davvero una tappa del nostro cammino di fede, un modo per renderlo significativo lo troviamo senz’altro. Magari ricordandoci che non tutto dipende da noi e che dobbiamo avere l’umiltà di affidarci a Chi tutto conosce e tutto può.

Il secondo elemento da annotare è che mai come in questi giorni la conoscenza e la competenza non sono passate di moda, anzi, sono uno degli strumenti per tenere i nervi saldi. Il terzo insegnamento riguarda la paura. Più che un insegnamento è una conferma: questa si diffonde molto più velocemente del virus, oggi come ai tempi della peste di manzoniana memoria. Ecco che il Coronavirus diventa una buona ‘scusa’ per imparare a dominarla: seguire le indicazioni fornite alle autorità pubbliche e diocesane, accedere a fonti informative verificate e affidabili, mantenere una sana e giusta distanza dai social che specie in queste occasioni sanno dare il peggio di sé sono alcune modalità per mantenere la razionalità necessaria.

Quanto sta accadendo in questi giorni poi ci dice che ci vuole ben altro che i porti chiusi per garantire la sicurezza a un Paese. Nel tempo della globalizzazione i muri non bastano, illudono e vendono false sicurezze con situazioni che sanno di nemesi storica con il Sud che non vuole quelli del Nord ritenuti pericolosi.

Ma passerà anche il Coronavirus. Noi possiamo decidere se approfittare per diventare un po’ migliori.