Coronavirus: la UE gioca in borsa (e perde), gli USA giocano alla guerra, Cina e Cuba ci aiutano, certi politici… no

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Coronavirus da sconfiggere
Coronavirus da sconfiggere

C’è qualcosa da valutare con attenzione nella vicenda drammatica del coronavirus. È quello che si chiama solidarietà tra i popoli e le nazioni. In questo periodo molto difficile esplodono contraddizioni e si evidenziano comportamenti che, in tempi normali, non si percepivano.

Così, paesi definiti spesso “ostili”, diversi da noi per mentalità e sistema politico ci stanno offrendo aiuto, tecnologia, personale medico e paramedico per fronteggiare la situazione. In pratica si mettono a disposizione per superare le nostre evidenti difficoltà consapevoli che sconfiggere il Coronavirus Covid-19 non è una vittoria di una nazione ma di tutta la collettività mondiale.

Il Presidente cinese Xi Jinping col Presidente cubano Miguel Diaz-Canel
Il Presidente cinese Xi Jinping col Presidente cubano Miguel Diaz-Canel

La Cina, dopo che Germania e Francia ci negarono le loro mascherine, ha messo a disposizione della nostra sanità equipe di specialisti per contrastare l’epidemia in atto e materiali sanitari tra cui proprio le introvabili mascherine, anche se nostri politici criticarono quelle inviate a Wuhan dal nostro governo, un migliaio di ventilatori, cinquantamila tamponi, ventimila tute protettive.

Cuba ha messo a disposizione medici, infermieri e farmaci, già utilizzati in Cina, che sembra possano essere molto utili per favorire la guarigione delle persone contagiate. Azioni concrete, non sufficienti certo ma importanti per dare anche la sensazione di non essere soli.

Christine Lagarde (BCE)
Christine Lagarde (BCE)

Dalla UE, invece, abbiamo ricevuto promesse di riconsiderare i parametri del deficit. Non certo aiuti materiali ma prestiti da rimborsare in un prossimo futuro. Aiuti finanziari che ci indebiteranno ancora di più. La stessa UE si è rivelata assolutamente inadeguata a contrastare quella che è diventata pandemia, e si è “sgretolata” in tanti piccoli nazionalismi che hanno portato a chiusure di confini “interni”, discriminazioni e quant’altro.

Le misure annunciate e le dichiarazioni della presidente della BCE, Lagarde, infine, completano il disastro accompagnando il crollo delle borse (ad esempio Il Sole 24 Ore titola «Coronavirus. Mattarella dopo parole Lagarde su spread: dall’Europa l’Italia attende solidarietà non ostacoli» e Il Fatto Quotidiano non è da meno con «Mattarella dopo l’intervento disastroso della Bce: “Europa sia solidale e non ostacoli l’Italia…”»).

E’, di fatto, il fallimento di un’Unione Europea solo finanziaria che, di fronte all’emergenza sanitaria, dichiara il proprio fallimento e dimostra una pericolosa inconsistenza: solo oggi l’Italia a fronte dei 25 miliardi di euro “concessi” in più dall’Europa ha perso circa 85 miliardi in Borsa e altri miliardi li ha sacrificati al dio spread salito di più di 62 punti in un giorno arrivando a 262 punti base.

Gli Stati Uniti, invece, hanno cancellato i voli provenienti dall’Europa. Contemporaneamente hanno inviato trentamila militari per effettuare grandi manovre Nato con chiari fini anti-russi.

Una differenza notevole di comportamento tra paesi “amici” (dai quali si ottiene indifferenza, spesso ostilità e qualche elemosina) e “nemici” (che offrono aiuti concreti), differenza di atteggiamento che dovrebbe farci capire chi può esserci veramente vicino e chi, invece, ci considera poco o niente. Al massimo “utili idioti” che servono ai loro scopi.

Luca Zaia, il coronavirus e i topi "cinesi"
Luca Zaia, il coronavirus e i topi “cinesi”

E sul “fronte interno”? La litigiosità strumentale tra le forze politiche che siedono in parlamento è imbarazzante. Così come stupefacente il susseguirsi di dichiarazioni (da parte soprattutto di “governatori” regionali) contrastanti tra loro (ora ottimistiche, ora di un pessimismo cosmico) e di affermazioni sul possibile numero dei contagi nelle prossime settimane che, sicuramente, hanno aumentato il panico tra la popolazione.

Una litigiosità strumentale che ha l’effetto di annullare i vari appelli alla solidarietà e alla responsabilità di ognuno. Sembra che, anche di fronte alla tragedia, l’unico obiettivo di quasi tutti i politic(ant)i che occupano le istituzioni sia quello di ottenere facile consenso (non di risolvere i problemi, si badi bene) per le prossime elezioni.

Un modo di fare politica di basso livello. Inutile a risolvere i problemi del paese e utile soltanto a ottenere qualche punto in più nei sondaggi che settimanalmente vengono effettuati. Si abbia coscienza che stiamo vivendo una stagione politica di desolante inadeguatezza alle sfide che dobbiamo affrontare.

(qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr)

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.