Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto con una lettera al quotidiano Il Gazzettino ad un appello che i carcerati del Nordest gli avevano rivolto pochi giorni fa. L’appello, pubblicato nei giorni scorsi sullo stesso quotidiano, era rivolto a Mattarella, al presidente del Consiglio Conte e a Papa Francesco. Una lettera inviata dai detenuti delle carceri di Venezia, Padova e Vicenza in cui dicevano di “meritarsi per la maggior parte una pena, ma non la tortura” derivante dall’ulteriore limitazione della libertà personale conseguente dalle misure di contenimento del coronavirus.
La risposta di Mattarella
“La vostra lettera mi ha molto colpito perché è il segno di una sincera preoccupazione per la gravissima epidemia che sta interessando il nostro Paese ed esprime la vostra partecipazione e il vostro coinvolgimento anche nelle vicende più drammatiche di tutta la collettività, di cui voi tutti siete parte” scrive il Capo dello Stato.
“Ho ben presente la difficile situazione delle nostre carceri, sovraffollate e non sempre adeguate a garantire appieno i livelli di dignità umana e mi adopero, per quanto è nelle mie possibilità, per sollecitare il massimo impegno al fine di migliorare la condizione di tutti i detenuti e del personale della Polizia penitenziaria che lavora con impegno e sacrificio”, assicura Mattarella.
Plauso dirigenti della polizia penitenziaria
“Di certo la tensione è ancora palpabile negli istituti per il timore della diffusione del virus. Ci rincuora leggere che il Capo dello Stato apprezza l’impegno e il sacrifico del personale di Polizia Penitenziaria e che solleciterà il massimo impegno per migliorare condizioni di ristretti e operatori. Ma non bisogna frapporre indugi”. Lo dichiara in una nota Daniela Caputo, segretario nazionale dell’Associazione nazionale Dirigenti e Funzionari di Polizia penitenziaria, la quale osserva che “l’arrivo di 1600 telefonini ha permesso all’Amministrazione Penitenziaria di sopperire alla necessaria riduzione dei colloqui, ma il pericolo di contagi in ambienti estremamente sovraffollati rende urgenti da parte delle istituzioni le scelte di deflazione le quali, senza abdicare alla certezza della pena, consentano di limitare leconseguenze della diffusione del coronavirus all’interno delle mura”.