Coronavirus, non andrà tutto bene… se non lottiamo!

161
La cassa di un supermercato in tempi di Coronavirus (foto di archivio)
La cassa di un supermercato in tempi di Coronavirus (foto di archivio)

Gentile direttore, la deprimente retorica patriottica degli “italiani brava gente”, della “solidarietà e unità nazionale”, del  “siam pronti alla morte”, del “tricolore e dell’inno nazionale”, del “made in Italy”…..finirà presto per debordare nella più grande crisi sociale dal dopoguerra a oggi a causa della gestione dell’emergenza Coronavirus (qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr).

In queste ore stanno andando in scadenza migliaia di contratti di lavoro a tempo determinato, contratti interinali e contratti atipici in generale, e la stragrande maggioranza di questi contratti di lavoro non sarà rinnovata.

Sempre in queste ore stanno partendo migliaia di lettere di licenziamento per “giustificato motivo oggettivo” per lavoratori assunti a tempo indeterminato, soprattutto nel settore dell’indotto della grande industria, dei subappalti, dei servizi e dei trasporti locali. Inoltre “gli invisibili” sono già senza lavoro, ovvero quell’esercito di lavoratori irregolari dei settori del turismo, agricoltura, edilizia, ristorazione ed esercizi pubblici e commerciali, che campa alla giornata e non può “permettersi il lusso” di restare neanche una sola giornata a casa.

Sono quelli che non potranno usufruire di alcun ammortizzatore sociale e alcun sostegno diretto per le proprie famiglie, e saranno i primi a pagare personalmente questa stramaledetta emergenza sanitaria. Una sorta di “discarica sociale” con dentro le scorie della voracità e della barbarie della borghesia italiana, che farà di tutto, in nome del “primato dell’impresa privata”, per papparsi il grosso dei 25 miliardi di euro stanziati per l’emergenza sanitaria.

Ai disgraziati ci penserà la Caritas, o il buon cuore della beneficenza, per i casi umani più gravi.   Successivamente toccherà alla politica, in particolare attraverso i partiti fintamente sovranisti e realmente classisti, metterci uno contro l’altro, il penultimo contro l’ultimo, il povero contro il povero, l’italiano contro l’extracomunitario, il lavoratore a tempo indeterminato e quello a tempo determinato, il lavoratore pubblico e quello privato, per poter gestire efficacemente la fase di “ricostruzione” economica della nostra nazione.

Alla fine ci scanneremo tra di noi, uno contro l’altro, per conquistarci le briciole che resteranno del welfare state. Già si parla di revoche dei provvedimenti come il Reddito di Cittadinanza, Quota 100 e Cuneo Fiscale per i lavoratori dipendenti, ovvero colpire disoccupati, pensionati e lavoratori, per favorire non il sistema delle imprese italiane, ma solo i loro profitti. Destra, sinistra e centro spettacolarizzeranno le loro finte divisioni e fingeranno di litigare “nell’interesse della nazione.

In questo quadro se inserisce il protocollo di intesa firmato sabato 14 marzo fra sindacati, governo e CONFINDUSTRIA, ennesima buffonata all’italiana. Siamo ben lontano del “sindacati sul piede di guerra”. Sarebbe da riderci sopra se non fosse una tragedia. 13 punti di raccomandazioni, nessun obbligo. I padroni con qualche impegno su mascherine e sanificazione sono liberi di decidere, sulla base dei loro interessi, di tenere aperte o chiudere le fabbriche durante l’emergenza Coronavirus.

I dirigenti sindacali come sempre dichiarano la loro piena soddisfazione, hanno ottenuto la dichiarazione “formale” che la salute dei lavoratori viene prima di ogni cosa e a loro basta. Mentre agli operai toccherebbe tornare a lavorare, nelle stesse condizioni di pericolo di contagio dei giorni passati. Eppure gli ultimo scioperi e le proteste volevano ben altro: fermare le fabbriche, non rischiare la pelle per il profitto. Ci sono problemi? Devo stare a casa in ferie!

I sindacalisti di professione hanno voluto dare alle proteste un contenuto particolare. Sciogliere tutto in una contrattazione sindacale, fabbrica per fabbrica, dove c’è il solito teatrino gestito da delegati compromessi e rappresentanti alla sicurezza compiacenti o ricattabili. Chi doveva e poteva chiudere per l’emergenza tutte le fabbriche con l’eccezione di quelle necessarie, con un decreto centrale, il governo, si è sfilato, ha lasciato alla trattativa fra le parti una questione così grave come l’epidemia da coronavirus. Ma siamo solo agli inizi. NO non siamo nella stessa barca signori!

Ancora una volta e ancora più gravemente Cgil, Cisl e UIL hanno scelto di stare con i padroni. Questo protocollo ad onta dei proclami “minacciosi” di Landini, rappresenta un altro tradimento delle aspettative dei lavoratori che da giorni chiedono misure ben più radicali. Questo protocollo è un attentato alla salute pubblica. Dimostriamo con gli scioperi, le lotte e la mobilitazione la nostra rabbia contro chi continua ad attentare alla vita di chi lavora, dei loro familiari e dell’intera collettività.

Le lavoratrici e lavoratori non possono essere cinicamente sacrificati sull’altare dei profitti. USB assumerà tutte le iniziative necessarie a tutela della salute e sicurezza delle lavoratrici e lavoratori, per lo stesso contenimento della pandemia di Coronavirus in corso. Il senso di responsabilità non può essere confuso con lo spregio della vita di uomini e donne che sono al lavoro, dei loro cari e della stessa popolazione. Il ricatto del lavoro può mettere in discussione la salute e la sicurezza, come dimostrano le stragi di lavoratori e lavoratrici in tempi “normali”. USB continuerà a sostenere la rabbia e la protesta dei lavoratori in ogni luogo ove sia necessario. Le produzioni e le attività non essenziali devono fermarsi subito, garantendo salute, salario ed occupazione.

Luc Thibault

RSU/USB Alto Vicentino Ambiente (A.V.A)