Coronavirus è sinonimo di dramma, quello delle morti causate anche dallo scoordinamento della sanità regionale e ridotte solo dal sacrifico, anche della vita, proprio degli operatori sanitari; quello delle agonie di aziende e lavoratori fermati, ma alcuni sì, altri no; quello dei poveri e dei diseredati, italiani o viventi in Italia, che dovrebbe fare lo stesso, che ora lo sono ancora più di prima.
Ma Coronavirus è anche sinonimo di capacità parziale se non di incapacità di gestire quello che sta avvenendo e di prevedere quello che potrebbe avvenire e di sicuro avverrà: la recrudescenza del contagio se non si troveranno comportamenti e cure adeguati.
Tra le incapacità ce ne viene in mente una in particolare che, oltre che incapacità di fare, è soprattutto incapacità di creare e immaginare per far sì che anche da una tragedia, come la pandemia da Coronavirus Covid 19, si tiri fuori un’opportunità.
Le città sono (più o meno) deserte, le strade e le infrastrutture di comunicazione sono sostanzialmente a traffico zero, gli edifici pubblici, tra cui le scuole, e quelli privati non adibiti ad abitazione sono pressoché spopolati, le fabbriche o almeno il 50% dei luoghi di produzione sono spopolati, la produzione di rifiuti tossici è ridotta…
E allora perché non si è pensato di utilizzare i mesi passati di scarsa densità di persone e cose e perché, a questo punto, non ci si dà almeno fare nell’inizio graduale della fase 2 per finanziare, attivare e iniziare, col distanziamento delle persone dovuto ma più facile da realizzare visti gli ampi spazi in cui operare di cui parliamo,
- la rimozione e la sistemazione di spazi degradati, tra cui le case abbandonate, di città e paesi
- la manutenzione di strade, condotte, linee elettrice e di gas, ponti e ferrovie
- l’ammodernamento o la manutenzione degli edifici e dei loro impianti, con la realizzazione anche degli ormai indispensabili collegamenti Internet
- la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro
- la razionalizzazione delle discariche…?
Tanti sarebbero i settori i cui si sarebbe potuto non narcotizzare completamente il Paese, danneggiando anche la psiche dei cittadini, e in cui ora si potrebbe riavviare un processo produttivo che non tenga conto solo del quotidiano, sempre in ritardo sul futuro, ma di quello di cui necessita la società post Coronavirus, che è facile prevedere che sarà solo uno dei primi attacchi di massa alla nostra salute e alla sopravvivenza della nostra specie.
Tanti sono i settori in cui si può e si deve intervenire, da subito, prima che lo shock venga dimenticato e con l’incoscienza dell’euforia da scampato pericolo ci si predisponga, totalmente immemori della lezione del presente – passato, al prossimo, forse e senza forse più letale.
Se i governanti e i River del nostro mondo, pubblici e privati che siano, saranno capaci di impostare il futuro gestendo il presente, allora i morti di oggi si sentiranno rispettati… per aver contribuito a dare una vita al futuro. Che è il compito di padri e madri…
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