“Domenica sui quotidiani del Veneto – commenta Otello Dalla Rosa, ex candidato sindaco del centrosinistra per Vicenza, ora tornato a fare il manager – è uscita la proposta (da noi pubblicata il giorno prima ndr) di Achille Variati, Sottosegretario agli interni, di aprire un tavolo tra tutte le categorie economiche e i sindacati per indicare un modello, Veneto, di come ripartire”.
Una proposta significativa e positiva ma che richiede alcuni approfondimenti per non essere inutile. Il Governo ha chiuso le fabbriche in modo disordinato, quasi convulso. Facendo e procurando danni. La riapertura non può nascere sulla buona volontà: servono competenza, organizzazione, struttura. Non credo proprio che oggi sia utile fare una lettera di auspici. Se al tavolo c’è il Governo nazionale, serve concretezza. Bisogna preparare la riapertura. Si tratta di tante attività impegnative.
Come servire le categorie a rischio che rimarranno a casa; far arrivare il materiale di protezione alle fabbriche; far partire il tracciamento e i tamponi per i controlli; preparare le aree meno attrezzate; gestire gli orari della distribuzione commerciale; mettere i soldi in tasca direttamente ai lavoratori e alle aziende, azzerare la burocrazia; mettere in piedi un sistema di controlli efficace; riuscire a comunicare con tempestività ed efficacia…
Non serve solo un tavolo. Servono tecnici competenti, persone autorevoli per ogni filiera produttiva (non per codice ATECO), persone che lavorano sul campo e conoscono i problemi, la logistica, le fabbriche, i mercati. Continuare a non comprendere le implicazioni gestionali vere è un ulteriore grande rischio, il rischio di sprecare tempo prezioso. Finora la classe dirigente politica ha dimostrato molti limiti nella gestione dell’emergenza. Vanno bene anche i tavoli ma è ora di fare emergere chi ha competenze per gestire la crisi. E soprattutto fare le cose ordinatamente, una dopo l’altra, senza l’ansia di andare in onda.
Sabato 21 la diretta FB del Presidente del Consiglio – conclude poi Dalla Rosa – ha segnato uno dei punti più bassi della storia della guerra a COVID-19. Una diretta resa volutamente drammatica, verso mezzanotte con un’ora di ritardo, senza contraddittorio annunciando la chiusura totale della produzione industriale. Peccato che il decreto abbia visto la luce solo la sera del giorno dopo, in un marasma di voci e di modifiche. Un governo parla per atti, non via Facebook.
Non c’è bisogno di fare propaganda.
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