Coronavirus, rinegoziazione dei mutui del Comune di Vicenza con Cassa depositi e prestiti

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“La circolare Cassa depositi e prestiti sulla nota manovra di rinegoziazione dei mutui non è particolarmente conveniente per Vicenza, come purtroppo per tutti i Comuni virtuosi”.

A trarre questa amara conclusione sono il sindaco Francesco Rucco e l’assessore al bilancio Simona Siotto che questa mattina hanno presentato in giunta il lavoro certosino realizzato dall’ufficio ragioneria che ha passato al setaccio mutuo per mutuo alla ricerca di quei requisiti necessari da poter rinegoziare.

“Le aspettative da questa manovra erano ben diverse – dichiarano Rucco e Siotto – ma purtroppo l’esito delle analisi che abbiamo effettuato sono ben peggiori delle previsioni. La gran parte dei mutui di Vicenza, comune virtuoso, sarebbe dovuta essere posticipata di molti anni, facendoli ricadere sulle prossime amministrazioni e determinando un aumento degli interessi legali proiettati al 2043 fino a raggiungere gli 8 milioni di euro. E’ evidente che questa proposta è inaccettabile e che la delusione è tanta per quella che era stata annunciata come una grande manovra ma che, alla resa dei conti, non lo è”.

Dagli accertamenti svolti in ragioneria, infatti, solamente una parte, contenuta sia nei numeri sia negli importi, dei 373 mutui che ha in essere il Comune di Vicenza sono formalmente rinegoziabili secondo le condizioni di cui alla circolare 1300/2.

L’operazione, appunto, prevede un allungamento fisso del debito fino al 31.12.2043 ovverosia a 24 anni, termine non modificabile. Esclusi i mutui di immediata scadenza entro il 2023 ed esclusi i mutui relativi ad acquisti di beni, in linea generale per Vicenza non c’è molta convenienza all’operazione poiché i tassi, attualmente in essere, sono generalmente più bassi dei livelli di mercato e del regime dell’equivalenza finanziaria sulla quale si basa l’operazione per la Cassa depositi e prestiti.

Solo il 35% dei mutui in essere, infatti, prevede una rinegoziazione con tassi calanti, anche in questo caso ridotto al minimo (dal 3,5% al 3.3), con una liberazione di spesa corrente pari solo ad 420.000 euro

Altri 27 mutui possono essere rinegoziati con un leggero aumento dei tassi, liberando circa altri 500.000 euro per un totale di 910.000 euro