Coronavirus in Veneto, Zaia: “aspetto il governo prima di fare ordinanze”

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Millecinquecento nuovi contagi in Veneto, +9 decessi, oltre un milione e mezzo di test rapidi, 73 persone in terapia intensiva, 469 sintomatici a domicilio, 15005 positivi a domicilio, il 97% quindi è asintomatico. Zaia dà i numeri del Covid in Veneto nella conferenza stampa dalla sede della Protezione Civile di Marghera. “Abbiamo giovani con un’alta carica – ha detto Zaia – ma il dato epidemiologico dice che l’alta carica non si traduce in positvi sintomatici, ma il dato può essere smentito nei prossimi giorni. Io trovo strano che nessuno faccia un’analisi con i dati di marzo (356 terapie intensive), confrontando il numero di tamponi con il numero di positivi. Perché dire che abbiamo duemila positivi al giorno fa venire i brividi, il 22 marzo avevamo 412 positivi su 2703 tamponi, il 15,2%. Il 21 ottobre 1553 positvi, 20831 tamponi molecolari, 10 mila rapidi, 7,7%. Abbiamo la metà dei positivi di marzo rapportato ai tamponi. Il 22 marzo avremmo avuto 3 mila positivi se allora avessimo fatto gli stessi tamponi di oggi. I nostri ospedali hanno 7500 posti letto e 1016 terapie intensive. Se non si abbassa il trend dovremo chiudere certi ospedali per dedicarli interamente al Covid, questo è l’unico problema che abbiamo”.

“Noi abbiamo oggi una percentuale di infezione negli ospedali dello 0,7%. Oggi avremo un confronto con il Governo. Non abbiamo ben capito se per discutere nuove misure in arrivo – ha aggiunto il presidente Zaia -. Noi non stiamo meditando lockdown o altre misure pesanti, abbiamo un’ordinanza sostenibile e praticabile sul fronte della sanità pubblica che riteniamo fondamentale, ma aspettiamo di capire cosa voglia fare Roma. L’ordinanza che abbiamo preparato non è nulla di traumatico per le imprese e chi lavora. Le curve sono inclinate verso l’ascesa e non la discesa in Veneto: il problema del Covid c’è, noi non siamo negazionisti, ma presenteremo al Governo la nostra lettura dei dati. Noi non possiamo adottare misure meno restrittive rispetto a quelle nazionali, se non con la firma del ministro della Salute: questo prevede l’ultimo Dpcm».

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