Le dimissioni di Corrado Facco – scrive nella nota che pubblichiamo Matteo Celebron, segretario Lega Vicenza -, brillante manager a cui va tutto il nostro apprezzamento e la nostra stima, sanciscono il fallimento delle politiche di Achille Variati su una delle eccellenze tipicamente vicentine, la Fiera. Le scelte sbagliate del sindaco e presidente della Provincia uscente hanno portato la Fiera di Vicenza ad essere una succursale decentrata dei romagnoli e l’uscita di Facco è la cartina di tornasole che il timone è a Rimini.E, se i rumors che ci arrivano sono attendibili, ci aspettiamo che anche Matteo Marzotto, che rappresenta la classe imprenditoriale vicentina e internazionale, possa da un momento all’altro prendere il cappello e andarsene di fronte all’arroganza dell’azionista di maggioranza.
In questa campagna elettorale che si sta surriscaldando e che vede Variati non intenzionato ad accettare che il suo film è ai titoli di coda e cerca ostinatamente di occupare le pagine dei giornali per difendere il suo operato, vorremmo che il sindaco rendesse conto alla città che ha mollemente amministrato del perché non si è lavorato su un polo veneto del sistema fieristico, perché non è riuscito a coordinarsi con le altre esposizioni della nostra regione, quali garanzie ha assicurato ai vicentini e al nostro sistema imprenditoriale che ha, soprattutto nelle esposizioni orafe, un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.
L’operazione di accorpamento con Rimini quali benefici ha portato a Vicenza? Ci sono stati dei patti para sociali che abbiano assicurato alla presenza vicentina un ruolo significativo? Perché Facco se ne va? Noi andremo a chiederglielo e lo faremo anche con i rappresentanti vicentini nel cda.
Vicenza e il suo sistema orafo meritano maggior tutela e maggior sviluppo, non di essere la ruota di scorta dei romagnoli. La prossima amministrazione metterà in agenda subito la verifica della situazione nei rapporti con Rimini e, in accordo con il mondo imprenditoriale, andremo a verificare eventuali percorsi per una exit strategy da una società che mortifica le nostre migliori intelligenze e la nostra storia imprenditoriale in favore di un’aggregazione veneta che restituisca il protagonismo che Variati ci ha tolto.