Corriere del Veneto: “Pioggia di investimenti cinesi nel centro storico di Vicenza”

787
centro storico di vicenza cina

Sono sempre di più gli investimenti che imprenditori della Cina operano a Vicenza, in particolare in negozi nel centro storico. Le pagine vicentine dell’edizione di oggi de Il Corriere del Veneto approfondiscono la questione con un articolo di Federico Murzio.

La presenza di capitali e quindi di società con un socio o un amministratore cinese nel giro di dieci anni ha superato quelle delle attività individuali. In città ci sono circa mille residenti con nazionalità cinese, un quarto di quelli residenti in provincia, ed è un numero che sembra non rendere giustizia al loro spirito imprenditoriale soprattutto se proporzionato alle iniziative economiche. E questa sproporzione aumenta in rapporto alle comunità straniere più numerose”, scrive.

Secondo l’analisi gli imprenditori della Cina sarebbero gli unici a potersi fare carico degli affitti molto alti nel centro storico di Vicenza. La loro penetrazione economico-imprenditoriale sarebbe poi favorita anche dallo svuotarsi delle storiche botteghe, che ha lasciato spazi nei quali incunearsi.

Murzio annota: “Ciò che è certo è un cambiamento all’approccio nell’investimento che non si limita a rilevare l’attività conservando il personale già presente. Nel 2023 si sono contati 14 tra soci e amministratori di società nel commercio al dettaglio e 89 tra soci e amministratori di società nella ristorazione. Poco più di dieci anni fa, nel 2013, erano rispettivamente 11 e 49. Di contro diminuiscono le attività individuali. Diminuiscono nel commercio al dettaglio, passando dalle 30 del 2013 alle 27 del 2023, e diminuiscono nella ristorazione, dalle 46 del 2013 alle 37 di dieci anni dopo. I dati arrivano dalla Camera di Commercio e sono esaustivi nell’ambito dell’anagrafica imposta dalle normative. Perché, per esempio, sono «invisibili» le società con maggioranza di capitale cinese ma con amministratori italiani o le società, o gli imprenditori individuali, di seconda generazione o anche quelli di prima generazione che hanno acquisito la cittadinanza italiana”.

E ancora: “Rispetto al passato c’è però un dato che non è mutato. Si parla delle cosiddette rimesse, ossia il denaro trasferito da un Paese all’altro, un fenomeno che tocca tradizionalmente gli immigrati che spostano parte di quanto hanno guadagnato in favore delle famiglie rimaste nei Paesi d’origine. Stando agli ultimi dati disponibili la Cina non appare tra i primi 25 Paesi inseriti nel report della Camera di Commercio. Il che parla soprattutto del carattere diverso della immigrazione cinese rispetto a quella di altre nazionalità.

Naturalmente oggi si parla solo di commercio. Ma se la comunità cinese in provincia è la sesta per numero di presenza, a guardare le imprese individuali, è la prima nazionalità con 597 attività“.

Quanto al tema delle “rimesse”, da queste pagine abbiamo dato conto di inchieste mediatiche e non solo dalle quali risulta l’esistenza di vere e proprie banche cinesi che operano nella para legalità per raccogliere e inviare denaro in Cina senza sottostare ai controlli dell’UIC di Banca d’Italia. A questo link è possibile consultare un resoconto di una di queste inchieste.

Fonte: Il Corriere del Veneto