Il fatto che la Corte d’Appello di Venezia prima sezione Civile abbia respinto definitivamene il 29 maggio 2018 (qui il provvedimento) “l’opposizione proposta da Matteo Marzotto avverso la deliberazione della Consob n. 19933 del 30.3.2017” (applicazione a Matteo Marzotto, consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza dal 2.12.2014, della sanzione amministrativa pecuniaria di euro 7.500 per l’omissione di informazioni concernenti il fenomeno dei finanziamenti correlati all’acquisto di azioni BPVi nel Prospetto di Base pubblicato il 5.2.2015), potrebbe sembrare una decisione come le tante altre che hanno colpito (tardivamente per l’azione Consob) oltre a Marzotto altri 22 esponenti aziendali della BPVi. Ma…
Chi amministra per noi proprietà pubbliche o di interesse pubblico dovrebbe avere un profilo di cristallina credibilità (nella foto Matteo Marzotto con i “discussi” amici Gianluca Vacchi e Lapo Elkann) e questo è, per lo meno, in dubbio per il discendente della famiglia laniera per la condanna civilistica, delicata non certo per l’importo in gioco ma perché conferma che non ha fatto il suo dovere di “buon amministratore” nel cda della banca con danno per la stessa e, soprattutto, per i suoi soci risparmiatori.
A questa sanzione, per avere un quadro più completo su Matteo Marzotto, aggiungiamo un doppio “memo” (altri ne abbiamo pubblicatiin passato, per ora, inascoltati)
1 – la Fiera di Vicenza, di cui è stato presidente per due mandati su scelta di Achille Variati, si indebitò per 40 milioni di euro sempre con l’ex Popolare vicentina
2 – per rifinanziare un mutuo di 42 milioni da cui Unicredit voleva uscire il Palacongressi di Rimini, al centro della galassia di RiminiFiera prima e ora di Ieg, nella cui pancia, di cui detieen solo il 19%, è finita la Fiera vicentina, ha bussato, trovando l’ok, alla nostra ex banca quando membro del cda era proprio l’ex giovane Marzotto, che, sempre per scelta di Variati (socio al 66% di Vicenza Holding come sindaco e presiente della provicia di Vicenza, ora è vice presidente proprio di Italian Exhibion Group.
Allora, ecco la domanda di copertina che rivolgiamo al sindaco Francesco Rucco a cui tocca ereditare le scelte di Variati: Matteo Marzotto può rappresentare crebilmente e ancora gli interessi pubblici di Vicenza in Ieg visto che è stato “sanzionato” come componente del cda della banca di Vicenza, di cui erano proprietari anche decine di migliaia di vicentini ora sul lastrico per opera dei cda a guida Zonin?
Per Rucco non sarà facile prendere una decisione anche perchè ora da sindaco del Comune di Vicenza con solo il 33% di Vicenza Holding dovrà trovare il consenso per attuarla almeno della Provincia, la cui quota del 33% (l’altro 33 è delal Camera di Commercio) l’ex suo presidente Variati sommava a quella che rappresentava come primo cittadino: un bell’incastro da sciogliere nel post variatismo e non è l’unico!
Chissà, quindi, se non sia preferibile che, per la cristallinità totale di Ieg, da cui dipende il futuro dell’attività fieristica vicentina, i poteri con cui la vecchia amministrazione Variati aveva sostenuto che Matteo fosse entrato da vice presidente con deleghe alla quotazione in Borsa, poi smentite dal presidente Lorenzo Cagnoni, non siano, comunque, nelle mani del suo ora difficilmente rimobivile vice presidente.
Costui, prima della sanzione confermata da Venezia (pochi euro ma un grande significato), ha, infatti, subito dal tribunale penale di Milano, sia pure in 1° grado, anche una condanna a dieci mesi per reati fiscali connessi all’esterovestizione della vendita al fondo lussemburghese Permira di Valentino Fashion Group, di cui Marzotto era presidente (a rieccolo) e socio, e comportanti un danno complessivo per l’erario di 72 milioni di euro per il quale gli altri responsabili (membri della famiglia e altri dirigenti) hanno, però, patteggiato subito e pagato 59 milioni…