Che cosa può fare il governo per alleviare il caro bollette a imprese e famiglie
Nei processi decisionali il tempo è una variabile fondamentale. Ci sono atti che possono aspettare mesi e talora persino anni e ci sono momenti speciali in cui se non si decide il più’ rapidamente possibile si determinano danni incalcolabili.
Per spiegarmi meglio ricordo ai lettori di Startmag il ritardo iniziale con cui la Cina ha affrontato l’emergenza Covid 19. Dal primo caso “ufficiale” a Wuhan (a metà del novembre 2019) sono passate circa dieci settimane prima che il governo centrale assumesse le prime misure di emergenza. In questo periodo – apparentemente breve – il virus si è potuto diffondere senza ostacoli in Cina e nel resto del mondo perché il contagio ha una crescita esponenziale. E’ evidente che se la chiusura della stazione ferroviaria, dell’ aeroporto internazionale e il lock down della città di Wuhan e della regione dell’ Hubei fossero stati effettuati con qualche settimana di anticipo le conseguenze sarebbero state sempre molto gravi, ma forse un po’ meno catastrofiche.
Per l’impennata del prezzo del gas e del petrolio vale lo stesso discorso. L’Italia deve prendere provvedimenti subito, con un decreto legge perché il semestre cruciale sarà’ dal 15 ottobre 2022 al 15 aprile 2023. Pertanto è impossibile delegare l’emergenza energetica al nuovo governo che – una volta insediato- potrà portare eventuali integrazioni o correzioni qualora lo reputi necessario. Lo schema di decreto legge dovrà essere preparato in primis dal Ministero per lo sviluppo economico coinvolgendo tutti i dicasteri interessati nonché le parti sociali.
Mi sia consentita una battuta: in questi giorni il “cerino” dell’emergenza è passato da Roberto Speranza a Giancarlo Giorgetti. Ma quali sono i punti essenziali che il Decreto Legge dovrebbe affrontare?
Il primo punto è dare certezze agli italiani e alle imprese in materia di rigassificatori. Per usare le parole di Giulio Tremonti in una materia di interesse nazionale come l’energia la competenza deve essere dello Stato senza che – come vorrebbero, invece, alcuni esponenti della Lega – i presidenti delle regioni e i sindaci possano rallentare e/o addirittura bloccare le decisioni. Posizioni diverse ci sono anche all’ interno di altri partiti come dimostrano, ad esempio, le incomprensioni tra Ignazio La Russa e Giorgia Meloni sul caso Piombino con il sindaco del loro partito che si oppone al progetto.
Tornando al Decreto Legge, esso dovrebbe contenere misure, per quanto possibili per rafforzare i 3 gassificatori esistenti (in provincia di La Spezia, di Livorno e di Rovigo). E in secondo luogo provvedere a quanto è necessario per rendere immediatamente operativi gli interventi relativi alle navi di rigassificazione perché comportano tempi di realizzazione molto più brevi rispetto a quelli necessari per gli impianti fissi a terra o offshore. A questo proposito il ministro Cingolani sta, per esempio, esaminando come localizzazione in Puglia un’ area di Manfredonia che e – a quanto si legge – potrebbe rappresentare una soluzione veloce. Sempre in Puglia ci sono altre ipotesi in campo. Proprio ieri dopo il “ni” di Giorgia Meloni a Piombino è stato proposto che la nave destinata a Piombino sia spostata nelle vicinanze di un porto pugliese.
Questa curiosa competizione tra Puglia e Toscana merita un approfondimento anche perché in Puglia ci saranno molte candidature di spicco. Al di là delle vicende pugliesi, le norme urgenti dovrebbero prevedere in ogni caso la possibilità di utilizzare altre navi di rigassificazione oltre a quelle previste se necessario.
Il decreto legge dovrebbe contenere inoltre:
a) Misure volte ad accelerare l’ estrazione del gas in Italia nel pieno rispetto delle compatibilità ambientali;
b) interventi ancora più radicali per sburocratizzare le procedure attualmente previste per gli impianti delle rinnovabili;
c) incentivare maggiormente il risparmio energetico, i comportamenti virtuosi dei consumatori e la produzione e l’utilizzo delle rinnovabili ad uso domestico e rurale;
Tutte queste misure sono assolutamente indispensabili, ma non sufficienti a respingere con la dovuta fermezza il ricatto di Vladimir Putin all’ Europa. Ai tanti dubbiosi (politici e non) ricordo che la libertà non ha prezzo, come De Gasperi, Einaudi, Churchill, Roosevelt, Truman e De Gaulle ci hanno insegnato.
Per essere immediatamente incisivo il Decreto Legge deve anche affrontare il tema dei prezzi del gas e più in generale dell’energia, nonché la possibilità di una temporanea sospensione del relativo carico fiscale. Mi sia consentita una breve parentesi. Nel settore energetico – come nell’industria degli armamenti – quando si parla di mercato si parla di qualcosa notoriamente lontana anni luce dal modello di mercato che Luigi Einaudi insegnava ai suoi studenti nelle Lezioni di politica sociale. Nell’energia entrano in campo profili geopolitici, dinamiche specifiche che caratterizzano i monopoli naturali, così come numerosi altri fattori extra economici, basti pensare ai “cartelli” dell’OPEC e al ruolo storico che per decenni ha avuto l’Arabia Saudita. Al di là di là di queste considerazioni di carattere storico-politico il punto centrale è il seguente: quando il mercato non funziona o funziona male la palla passa alla politica e alle autorità di governo in carica. L’economia italiana non andrebbe male se non ci fosse l’emergenza energetica che – per giunta a ridosso dell’emergenza pandemica – incombe sulla testa di tutti italiani.
Il debito pubblico è alto, ma corrisponde comunque alla metà circa dei 5.220 miliardi di euro a cui ammonta il risparmio privato. Queste cifre testimoniano che il paese nel suo complesso ( il che significa imprese e famiglie) ha accumulato un patrimonio tutt’altro che indifferente. Non siamo dunque sull’orlo del tracollo – come alcuni paventano – ma i prezzi del gas e dell’energia rischiano di far saltare tutto. Mentre Enel e Eni accumulano grandi profitti (a beneficio dei loro azionisti pubblici e privati), migliaia di imprese industriali, turistiche, commerciali, artigianali, e di servizi rischiano di chiudere. Tutto questo mentre la borsa con sede ad Amsterdam dove si forma il prezzo del gas è dominata dalle manovre speculative di tanti oligarchi russi, ma purtroppo non solo russi.
Il Presidente Alexei Miller e i manager di Gazprom sono al centro di un gigantesco conflitto di interesse di cui in Italia nessuno – non so davvero perché – ha il coraggio di parlare. Da quando Gazprom ha ottenuto dai governi Berlusconi (ma anche con il bene placido di ex Municipalizzate orientate a sinistra) la possibilità di entrare nella distribuzione commerciale (retail) qualcosa di profondo è cambiato. Ma il problema non è solo italiano. Aprendo e chiudendo i rubinetti dei gasdotti quando vuole, Gazprom condiziona il mercato dei futures e può speculare quanto vuole perché ha informazioni che nessun altro detiene.
Con queste premesse e motivazioni ci sono le condizioni perché il decreto legge del Governo formuli un divieto temporaneo di vendita all’ ingrosso e al dettaglio di una serie di prodotti e servizi energetici sopra una certa soglia. Non sono in grado di calcolare quanto potrebbe essere il prezzo massimo nella diversa gamma di prodotti, ma il MISE – guidato da Giancarlo Giorgetti – ha gli strumenti per formulare le soluzioni tecniche più’ opportune anche in materia di prezzi amministrati.
Approvare un decreto legge nei prossimi giorni, una volta compiute le opportune verifiche, rafforza anche la posizione dell’Italia in vista dell’incontro dei Ministri Europei sulla emergenza energetica. Se non ora quando?
(Marco Mayer su Start Magazine del 28/08/2022)
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