«Cosa veneta»: la ‘ndrangheta in Veneto su Report: Alberto Filippi per caso Gervasutti, Stefano Casali per ipotetici appoggi e altro ancora

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Cosa Veneta su Report di Sigfrido Ranucci
Cosa Veneta su Report di Sigfrido Ranucci

Dalla Laguna di Venezia alla campagna veronese, passando per le serene e produttive province di Padova e Treviso fino al distretto chimico di Vicenza, il Veneto sta diventando un terreno di conquista per le organizzazioni mafiose (da ufficio stampa Rai per Report di stasera, ndr). Questa realtà è al centro dell’inchiesta “Cosa veneta” realizzata da Walter Molino e Andrea Tornago per il programma “Report,” che sarà trasmesso domenica 5 novembre alle 20.55 su Rai 3.

Le recenti indagini antimafia degli ultimi anni hanno messo in luce un territorio in cui la criminalità organizzata ha radicato profondamente le proprie radici: in questo ricco contesto del Nordest, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Casalesi si intrecciano, conducono affari, infiltrano gli appalti, influenzano il processo elettorale e l’amministrazione pubblica, e instaurano rapporti privilegiati con le forze dell’ordine, l’imprenditoria e la massoneria.

La trasmissione di approfondimento di Rai Tre (come dettaglia Marco Milioni su VicenzaToday, ndr) mette in evidenza la presenza della mafia tra le province del Veneto. Dalla controversia legata al caso Filippi-Gervasutti all’ipotetico supporto elettorale proveniente da ambienti controversi all’ex presidente di Agsm-Aim Casali, che, va sottolineato, non è oggetto di indagini, il programma televisivo della Rai getta luce su diverse questioni.

L’inchiesta, denominata “Cosa veneta,” si concentra sul radicamento delle organizzazioni mafiose nel Nordest e nell’ambito del programma, la troupe di “Report” ha intervistato l’ex senatore leghista vicentino di Arcugnano, Alberto Filippi.

La procura antimafia di Venezia ha rivolto alcune gravi accuse nei confronti di Filippi, tra cui quella di essere il mandante di un atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore de Il Giornale di Vicenza, Ario Gervasutti, attualmente caporedattore de Il Gazzettino di Venezia.

Alberto Filippi col difensore avv. Cesare dal Maso (Foto dal CorVeneto)
Alberto Filippi col difensore avv. Cesare dal Maso (Foto dal CorVeneto)

Durante l’intervista rilasciata a “Report,” Filippi, ceh ha respinto ogni accusa, ha dichiarato di aver subito un’estorsione da parte di un individuo vicino al pentito di ‘ndrangheta Domenico Mercurio, un fatto che non aveva mai denunciato. Inoltre, ha affermato di aver versato 7.500 euro per garantire la sicurezza della sua famiglia e della sua impresa, un episodio già riportato online da Corveneto il 2 novembre.

Stefano Casali
Stefano Casali

Inoltre, dai verbali di Mercurio, desecretati e mostrati in esclusiva da “Report” in Cosa Veneta, emerge che «il pentito parla anche del sostegno elettorale che la comunità calabrese avrebbe dato all’ex consigliere regionale (del Veneto con la Lista Tosi da cui poi uscì, ndr) ed ex presidente di Agsm-Aim, la multiutilty di Verona e Vicenza, Stefano Casali», il quale, va specificato, non è oggetto di indagine.

Gli inviati di “Report,” nell’ambito della loro inchiesta, andranno oltre il Vicentino e il Veronese, esplorando le “tranquille e produttive province di Padova e Treviso” e il distretto chimico di Vicenza. In queste aree, sottolinea Marco Milioni, si evidenzia che le organizzazioni mafiose stanno estendendo la loro presenza in Veneto. Infatti, le indagini antimafia degli ultimi anni hanno messo in luce la radicazione della criminalità organizzata in questa regione del ricco Nordest, dove Cosa Nostra, ‘ndrangheta e Casalesi operano, conducendo affari, infiltrandosi negli appalti, influenzando il processo elettorale e l’amministrazione pubblica, e mantenendo relazioni privilegiate con le forze dell’ordine, l’imprenditoria e la massoneria. Inoltre, gli autori dell’inchiesta torneranno a occuparsi delle polemiche suscitate dalle dichiarazioni del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che aveva definito “Report” come “lo schifo dell’Italia” dopo che gli inviati avevano posto domande scomode al primo cittadino.