Covid-19. Assistenti domiciliari: «anche noi in prima linea»

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mozione pd su anziani non autosufficienti

Un servizio che non ha conosciuto soste da quando è esplosa l’emergenza Coronavirus è quello dell’assistenza domiciliare convenzionata con le Ulss. Anziani soli, non autosufficienti, con disabilità fisica o psicologica, ma anche portatori di handicap, ex tossicodipendenti o alcolisti continuano ad essere seguiti da operatori sociali che nelle condizioni di isolamento imposte per contenere il contagio, hanno visto complicarsi notevolmente il loro lavoro. «Tutti i soggetti di cui ci stiamo occupando in questo momento sono molto più spaventati, molto più soli e molto più disorientati. Il sostegno psicologico non è stato mai così importante», racconta Paola Tibaldo, operatrice della cooperativa Fai Berica. «Alcuni utenti hanno sospeso il servizio, o perché impauriti o perché i famigliari, non lavorando, hanno tempo per accudirli. Per quanto riguarda noi operatrici, ci sentiamo sole. Non abbiamo il supporto del gruppo che può esserci in una corsia di ospedale».

Da subito gli operatori sono stati attrezzati di dispositivi per la protezione personale: guanti, tute e mascherine. «Ora però cominciano a scarseggiare – spiega Paola -. Alcune abitazioni, inoltre, sono estremamente disagiate, magari per l’inadeguatezza dei servizi igienici e il rischio contagio aumenta. I casi prima disastrosi ora sono ancora peggiori». I tempi del lavoro, poi sono serrati. «Ad Arzignano, dove lavoro, ad ogni ora visitiamo una persona diversa e magari in quel tempo dobbiamo andare a fare la spesa – racconta Paola – fortunatamente alcuni supermercati riservano corsie preferenziali che ci permettono di saltare la coda. Il lavoro, poi, cambia da situazione a situazione. La tensione sale, ma dobbiamo tenere duro. Siamo in prima linea anche noi da quando è iniziata l’epidemia. Però nessuno sembra essersene accorto».