«Ho lottato tanti anni per mia figlia, da quando è nata. Non avrei mai creduto, a 73 anni, di dover lottare ancora ». Giovanna Noli, thienese, da quattro settimane è chiusa in casa con la figlia Chiara, 47 anni, affetta da una grave disabilità mentale. «Mia figlia non parla, è difficilissimo comunicare- racconta Giovanna -. Le sue parole sono gli abbracci, gli sguardi, la vicinanza fisica. Tutto quello che questa epidemia le ha portato via».
Chiara frequenta il Centro diurno della cooperativa Verlata, di Villaverla. È uno dei servizi che sono stati chiusi, per ridurre il rischio dei contagi da Coronavirus. Per Chiara, questo ha significato la perdita di un punto di riferimento, la lontananza da figure che le offrono assistenza e fiducia, e la mancanza di un supporto fondamentale per i suoi genitori. Che ora sono a casa e “combattono” con lei e per lei. « Fin dall’inizio abbiamo avuto un grande sostegno da parte degli operatori della cooperativa – racconta Giovanna -. Si fanno sentire quotidianamente. Hanno mandato disegni da colorare, ricette per i biscotti… Certe giornate sono un incubo. Chiara si ribella, non vuole stare in casa. Altri momenti sono più sereni. A volte pensiamo a come sarà il rientro alla normalità. Dopo tanta paura, sapremo riaffidare a qualcuno nostra figlia? Non lo so. Siamo stati sbattuti dalla sera alla mattina in una situazione difficile. Ora, però, si tratta di sopravvivere».
«La verità è che siamo gli ultimi della lista. Riconosco che ci sono altre priorità in questo momento. Non voglio pensare che ci abbiano volutamente dimenticati. Ma la realtà è che siamo gli ultimi». A dirlo è Remigio Morellato, membro del Cda della cooperativa sociale La Fraglia di Vicenza che gestisce il Ceod Agape e due appartamenti dove risiedono, complessivamente, 12 persone con disabilità mentale. «I problemi più grossi li abbiamo proprio negli appartamenti – spiega Morellato -. Sono seguiti da 20 operatori ai quali, però, non è stato fornito nessun dispositivo di protezione personale perché sono introvabili. Vanno e vengono dagli appartamenti, sperando che vada tutto bene e che nessuno rimanga contagiato. Nei giorni scorsi un utente è stato ricoverato per altre patologie, e volevano dimetterlo senza effettuare la prova del tampone. Ci siamo impuntati e siamo riusciti a farglielo fare». Remigio è a sua volta genitore di un figlio di 32 anni con disabilità grave. «Per quanto riguarda noi la gestione è tranquilla, ma so di altri che stanno facendo fatica, specie se il genitore è anziano e solo. Ma siamo gente forgiata dai problemi. Si va avanti lo stesso».
Se le famiglie di persone disabili sono abituate a ‘tener duro’ nelle difficoltà, il problema è quanto potrà protarsi la situazione attuale. «I centri diurni per disabili sono chiusi dal 9 marzo – spiega Cornelio Dalla Valle, presidente di Federsolidarietà Vicenza -. Le voci che circolano dicono che la chiusura verrà prorogata per tutto aprile, ma non sono voci confermate».