Covid-19. Schio si affida a Santa Bakhita, la “Madre Moretta”

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Si è svolta saabto 11 aprile, nel santuario scledense dedicato a Santa Giuseppina Bakhita, la cerimonia di affidamento della Città a “Madre Moreta”, come familiarmente veniva chiamata Bakhita. In giorni in cui i devoti della Santa avrebbero voluto riunirsi in chiesa per celebrare le liturgie pasquali, le autorità religiose d’accordo con quelle civili rappresentate dal sindaco di Schio Valter Orsi, hanno concordato un momento di speciale raccoglimento per chiedere a Bakhita di guardare alla Città che la accolse e accordarle la sua protezione.

Dopo una preghiera che i convenuti – oltre al sindaco, una rappresentanza delle Madri Canossiane, il parroco del Duomo Don Mariano Ronconi e Don Sergiu Gabor – hanno recitato insieme, una prima lettura tratta dal Vangelo di Giovanni (la morte di Lazzaro) ha introdotto il percorso di preghiera. Subito dopo il sindaco Orsi ha dato lettura della richiesta di affidamento a Bakhita, consegnandole in custodia, per il periodo pasquale, il gonfalone del Comune. “Un gonfalone” ha spiegato il sindaco “che rappresenta idealmente una comunità non solo operosa, ma che sta mostrando le sue migliori qualità, generosa e disponibile com’è nel mettersi al servizio degli altri”. Ha poi ricordato che di recente il Consiglio Comunale ha voluto riconoscere proprio alla Santa la cittadinanza onoraria. Si è rivolto poi anche agli altri riferimenti sacri del territorio valleogrino: Santa Maria regina del monte Summano, Pietro, Felicissima, Mattia e Rocco.

Le due letture seguenti, tratte sempre dallo stesso Vangelo (sepoltura e resurrezione di Lazzaro) hanno intervallato altrettanti interventi, rispettivamente la petizione di Madre Mariuccia Donghi Superiora delle Canossiane e la supplica di Don Mariano. La prima, si è richiamata all’esperienza di Bakhita che dopo molte sofferente è di nuovo uscita alla luce, chiedendo che anche i cittadini possano tornare presto “a vedere la campagna, il cielo, l’acqua, a respirare l’aria libera”. Particolarmente toccante la supplica di don Mariano che ripercorrendo le diverse voci della Città (mamme, bambini, genitori, insegnanti, medici e creature ferite) ha chiesto “l’incolumità per questo popolo” offrendo se necessario, sé stesso in sacrificio.

Tre intervalli di litanie recitate da altre Madri Canossiane presenti hanno inoltre punteggiato la cerimonia fino alla sua conclusione, affidata di nuovo al parroco che ha sottolineato di non voler limitarsi a chiedere, ma di sentirsi nella volontà di promettere. E dunque, tra le cose promesse: la conferma di Bakhita compatrona della parrocchia e magari di tutto il Comune; la continuità all’accoglienza dei fratelli di rito ortodosso; il completamento della casa Luigi Martinello per sostenere le famiglie dei rifugiati; la rivitalizzazione della casa San Giacomo per accogliere migranti, pellegrini, bisognosi.

A conclusione, le madri Canossiane hanno dato lettura delle comunicazioni pervenute dalla Madre Superiora Generale Anna Maria Babbini di Roma e della Madre Superiora Provinciale Marilena Pagiato.