I numeri dei contagi Covid sono sempre troppo alti nonostante crescano le percentuali di vaccinati – premette nella che pubblichiamo l’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Buona parte dei contagiati sono persone non ancora vaccinate (soprattutto quelle che finiscono in ospedale), ma ci sono anche i vaccinati, tant’è che la terza dose anti covid è sempre più un’indicazione non solo per soggetti a rischio. Sembra che arriveremo a fine anno con percentuali indesiderate.
Eppure, le informazioni istituzionali in merito sono chiare e precise.
Che succede.
Abbiamo partecipato nei giorni scorsi a due conferenze pubbliche sul covid, entrambe in una delle regioni in cui le infezioni montano più della media nazionale. In entrambe, per gli argomenti trattati, crediamo che il bagaglio informativo individuale dei partecipanti fosse medio-alto. E sempre in entrambe erano presenti esponenti istituzionali nazionali dichiaratamente a favore di vaccino e green pass.
Una conferenza era solo in presenza, una trentina di persone tutte con mascherina; all’ingresso è stato chiesto e verificato il green pass.
L’altra conferenza in presenza e online (noi eravamo online), un centinaio di persone in una sala di altrettanti mq al cui ingresso, come ci è stato riferito, non è stato chiesto di esibire il green pass e dove le mascherine erano rare. Durante la conferenza nessuno (anche tra gli organizzatori) ha rilevato l’anomalia sanitaria con inviti al rispetto della prevenzione; non solo, ma tra gli oratori, quei pochi che all’inizio portavano la mascherina, si sono via via adeguati alla non-mascherina, mentre parlavano e successivamente (alcuni mantenendola sul collo/mento lasciando libera bocca e naso). Nella zummata finale della sala, in cui i presenti salutavano battendo le mani, le persone con mascherina erano meno (alcune unità) di quelle viste nelle zummate precedenti.
La descrizione di questo innegabile (*) focolaio di infezione serve a rilevare un problema di cultura, individuale e collettiva. Cultura e consapevolezza – civica e sanitaria – dove il rispetto di se stesso e dell’altro viene ignorato e vissuto come marginale **. Il lockdown (forma estrema di prevenzione sociale a cui è difficile non adeguarsi) non è più nella quotidianità (se non in casi estremi); l’autorità fa appello alla responsabilità individuale come prevenzione e, come descritto sopra, l’individuo (nella collettività pubblica, non a casa propria) si comporta non con la nuova normalità di convivenza col virus, ma quasi come nella normalità precedente al dilagare dell’infezione. Un contesto in cui scatta il “meccanismo pecora” ***: quei pochi che portavano la mascherina, col procedere della conferenza sono diventati sempre più pochi.
A margine di questo racconto e queste considerazioni, noi che seguivamo la conferenza online non siamo intervenuti sul merito sanitario perché la stessa non era interattiva, ma non siamo sicuri di come ci saremmo comportati se fossimo stati in presenza.
Ad ognuno le proprie considerazioni, soprattutto gli “ognuno” istituzionali, quelli che abbiamo delegato a decidere per consigliarci sulle nostre vite.
A noi una finale considerazione: così non si finisce più…
NOTE
* quanti vaccinati con green pass, vaccinati senza green pass, non vaccinati tamponati o non tamponati? …
** come la tentazione/vergogna di mettersi il dito nel naso
*** “meccanismo pecora” che è istintivo come nell’ovino per il presunto benessere che dovrebbe avere nel seguire il gregge, ma – essendo i nostri conferenzieri mammiferi/umani – presumibilmente razionalizzato… quindi con consapevolezza di quanto accadeva, in premesse e conseguenze… a maggior ragione considerando che il bagaglio informativo individuale dei partecipanti fosse medio-alto.