Dopo le questioni sui ritardi dei vaccini Pfizer e Moderna, che sono i più i efficaci anti-Covid, con il commissario straordinario all’emergenza italiana Domenico Arcuri che ha minacciato querele, ora emerge un’altra questione con il vaccino che dovrebbe essere somministrato alle persone meno a rischio, cioè la maggior parte, ovvero AstraZeneca, che garantisce meno protezione. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen assicura che entro l’estate il 70% degli europei sarà vaccinato e che AstraZeneca “sarà richiamata ai suoi doveri”. Intanto l’Ema ha dato l’ok ad AstraZeneca ma l’Aifa ha consigliato di non usarlo per gli over 55, salvo poi fare marcia indietro sostenendo che se sono in salute si può usare.
“Non ci sono dati solidi sull’efficacia del vaccino in questa fascia di età ed è comunque un vaccino meno efficace rispetto agli altri, riuscendo a proteggere solo 6 persone ogni 10 vaccinati” afferma su Facebook la professoressa Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova. “La mia domanda però è la seguente: che facciamo con i 40enni diabetici? O i 50enni ipertesi? Con gli obesi? Con tutte quelle categorie di giovani che per co-morbidità sono ad alto rischio? Li vacciniamo sapendo che 4 su 10 non saranno protetti? La scelta del vaccino più adatto deve essere lasciata al medico curante che sulla base della storia clinica del suo paziente deve scegliere il più adatto. Arcuri ha dichiarato che mentre i vaccini Pfizer e Moderna serviranno a prevenire decessi e ricoveri, quello di AstraZeneca servirà a bloccare il contagio. E se il vaccino bloccasse il contagio, la scelta di vaccinare con questo giovani sani sarebbe giustissima. Ma questi dati non ci sono – afferma ancora Viola – quindi la decisione di introdurre un vaccino poco efficace, che non riduce il contagio, è meno forte.
Ho la sensazione che la fretta stia facendo perdere di vista l’obiettivo finale”.