Covid, come lo smart working trasformerà le città e le campagne secondo Antonello Petrillo

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Il sociologo Antonello Petrillo a un convegno sulla Terra dei fuochi, screenshot da YouTube- Il sabato delle idee
Il sociologo Antonello Petrillo a un convegno sulla Terra dei fuochi, screenshot da YouTube- Il sabato delle idee

Riassumendo professore: in città rimarranno solo gli sfigati. Chi può si allontanerà: campagne, paesi.

“La sintesi estremizza ma non bara”.

Con Antonello Petrillo, che studia i fenomeni sociali e li allinea nel loro spazio e nel loro tempo, ci interroghiamo su questo fuggi fuggi da Covid.

Di “secessione delle élites” ha parlato Bauman molto prima che la pandemia facesse da miccia esplosiva.

Negli anni novanta abbiamo conosciuto la delocalizzazione dei mezzi di produzione, oggi tocca alle persone.

Fenomeno con un enorme impatto sulla nostra vita, sulle condizioni di lavoro, sui livelli stessi di democrazia.

Prima erano i ricconi a scegliere di gestire i loro affari da lontano. Isole incantate, castelli.

Oggi la piramide si abbassa. Lascia il luogo fisico anche chi è solo benestante e può permettersi di valutare dove abitare.

Non finirà con la pandemia questa migrazione del ceto medio alto dalle città alla campagna.

Non solo la classe benestante ma chiunque potrà tenderà a scegliere dove vivere, e gli sembrerà enorme la fortuna.

I centri storici si svuoteranno, i paesi si riempiranno.

Ma chi se ne avvantaggerà? È giusto fermarci a riflettere.

Gode chi scappa o chi resta?

Chi resta ubbidirà alla sua condizione sociale. Chi lascia subirà l’effetto ottico della libertà.

L’effetto ottico.

L’uomo è un animale sociale. Vive se ha relazioni. In casa, con lo smart working, sarà parte di quell’insieme di solitudini che vedranno ampliate le loro capacità di lavoro e ridotte tutte le altre. Si avrà una percezione alterata del proprio ruolo, un deficit della capacità di risposta sindacale se i ritmi, la qualità, la densità dell’impegno saranno superiori a ciò che stabilisce il contratto di lavoro. Lo smart working nasce decenni fa e amplia a dismisura la nostra disponibilità di tempo.

Saremo a casa, in famiglia.

Ecco l’effetto ottico. Più a casa, più in famiglia, ma anche più al lavoro, più connessi. Ed essendo più soli, più indifesi. Questa condizione avvantaggia il capitale di sicuro.

Un attimo, cambio penna, ho finito l’inchiostro.

Inizi a ragionare sul suo inchiostro. Prima la penna e tutti gli strumenti del suo lavoro, quelli basici (cancelleria, stampante eccetera) li trovava in redazione. Adesso li acquista lei. Moltiplichi per “n” unità. E poi moltiplichi l’energia che lei consuma e che l’azienda risparmia. Lo spazio che lei occupa e che l’azienda riduce.

Ma io vivo dove voglio, scelgo il luogo eletto.

Le parrà di scegliere. Ma dimentica che le città sono luoghi di libertà e di crescita culturale. Il teatro, il cinema, la piazza, l’incontro con gli altri, il confronto con gli altri. La politica. I canali ideologici sono scomparsi, le restano i social, capisce?

Lei allora perché ha scelto la campagna?

Per il medesimo impulso: vivo in tranquillità, tra i miei boschi irpini. Lontano dal pericolo del virus e anche dal casino metropolitano. Ma lo smart working, che mi permette di vivere dove ho scelto, mi allontana dall’università, dai miei studenti e dai miei colleghi. L’università è anzitutto un grande centro di distribuzione culturale, di smistamento e infusione delle competenze. Un luogo dove si studia e dove capita persino di innamorarsi. Ma di più: le mie lezioni, come quelle di decine di centinaia, di migliaia di colleghi, sono riversate nella rete, in un certo senso spossessate dalla proprietà intellettuale, in vario modo in futuro commerciabili, monetizzabili. Da chi?

Ma l’Italia interna, della quale fino a ieri abbiamo detto che sta per scomparire, godrà il beneficio di questa migrazione.

Territori finora marginali troveranno una vita nuova. Ma i nuovi inquilini di queste campagne alimenteranno sempre più lavori a basso reddito: i corrieri, i servizi domestici, l’asporto. Chi non fa smart working dovrà pedalare, fare su e giù in bici, in moto o col camion. E chi è in smart resterà immobile. Ricco ma fermo nel giardino di casa.

di Antonello Caporale sul Fatto Quotidiano