“E’ importante vaccinarsi, per il bene proprio e di tutta la comunità. La vaccinazione protegge la nostra salute e quella degli altri. E’ un atto di responsabilità, un diritto e un dovere civico. I dati sono allarmanti: nel quarto trimestre 2020 nel Veneto i decessi sono stati 733 in più rispetto al quarto trimestre 2019”. A lanciare l’appello in una nota che pubblichiamo è Raffaele Zordanazzo, coordinatore regionale del CUPLA del Veneto, il Coordinamento delle Associazioni dei Pensionati del Lavoro Autonomo, che rappresenta oltre 250.000 pensionati appartenenti alle organizzazioni di Anap Confartigianato, Anpa Confagricoltura, Anp Cia, Casa Casartigiani, Cna Pensionati, Fipac Confesercenti, Fnp Coldiretti e 50&Più Confcommercio.
“In questo momento difficile, sono proprio gli anziani ad avere idea di come tutelarsi e sperare di superare questa pandemia: 9 anziani su 10 sono pronti a vaccinarsi ed oltre il 65% lo vuole rendere obbligatorio. Come CUPLA – continua Zordanazzo – sosteniamo la recente presa di posizione espressa dai sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil, che chiedono la vaccinazione obbligatoria per gli anziani. Siamo inoltre a chiedere che si acceleri il piano di vaccinazione, a partire proprio dagli anziani, le persone con disabilità e chi se ne prende cura ed è a stretto contatto”.
Il servizio di assistenza psicologica “InOltre” della Regione Veneto, evidenzia che molte persone che hanno i cari in ospedale chiamano manifestando la sofferenza per il distacco e l’impossibilità di assisterli. Il personale sanitario, che compie un lavoro straordinario per curare, assistere i malati, non può necessariamente assicurare la propria vicinanza a tutti, non riesce a farlo, dovendo pensare anche agli altri ricoverati con un’organizzazione ben precisa che va oltre la propria volontà”.
“Noi familiari (coniugi, figli, nipoti) ci sentiamo derubati del nostro ruolo, della possibilità di dare affetto e offrire conforto. Siamo preoccupati perché non sappiamo come gestire questa situazione: è importante per i nostri cari ricoverati di Covid avere vicino l’affetto dei propri congiunti. L’isolamento e la solitudine (alla quale gli operatori provano – per quel che è loro possibile – dare risposta) è un fattore che aggrava lo stato d’animo. Le persone che non vedono più i loro parenti stanno peggio, si sentono sole e spaventate. Ma come si può garantire la sicurezza evitando la solitudine? Ci sono esempi positivi sperimentati in diversi ospedali e Rsa che permettono ai famigliari di far visita agli ospiti in totale sicurezza”.
“Esprimiamo infine soddisfazione per il grande impegno della sanità pubblica veneta nel vaccinare il personale sanitario e delle case di riposo, insieme agli ospiti. E’ importante che anche i nostri medici di famiglia possano somministrare i vaccini, grazie all’accordo tra le sigle sindacali dei medici e la Regione. Il personale sanitario e sociosanitario, impegnato negli ospedali, nel territorio, nelle case di riposo, gli OSS, le infermiere e gli infermieri, i volontari che operano nelle ambulanze e i medici stanno vivendo momenti difficili – conclude Zordanazzo – provati da stress, preoccupazione, stanchezza e sconforto: un pensiero riconoscente da parte nostra va a loro, per il loro lavoro prezioso e umanamente straordinario”.