Tra stasera e domani dovrebbe arrivare il nuovo Dpcm annunciato ieri da Conte in cui si tracciano tre zone di tre colori e in base ai dati Iss si rileva il rischio Covid. Questo significa che il lockdown generale non ci sarà più, ma potrebbero essere chiuse le Regioni con i dati più allarmanti sui contagi. Dati che, attraverso ll’Iss, sono in mano proprio ai governatori. Ma qui casca l’asino. Il professor Crisanti, virologo dell’Università di Padova, intervistato questa mattina alla trasmissione Agorà di RaiTre, ha detto senza mezzi termini che “se tenere aperta o chiudere una Regione diventa un fatto politico, se un presidente di Regione pensa che il successo politico si dimostra non chiudendo, è chiaro che ci sono mille modi per aggiustare i dati e stare sotto la soglia. Non ci vuole molto a fare questi piccoli aggiustamenti, per esempio basta non ricoverare o rimandare a casa persone che sono borderline”.
“Serve organizzazione per prevenire e controllare la terza ondata, dopo che si è domata la seconda con le chiusure. Più tamponi, più tracciamento dei contatti e test rapidi come screening di comunità, dalle scuole alle aziende. inoltre, una serie di misure mirate contro gli assembramenti, che sono quelli che riportano il contagio. Per me va bene qualsiasi misura di restrizione, perchè prima o poi farà effetto”, ha spiegato ancora Crisanti. “Il problema è che non si può andare avanti con misure di restrizione per mesi e mesi. Non fa effetto se non abbiamo un piano per impedire che i casi risalgano e per consolidare i risultati di qualsiasi misura. Se noi adesso adottiamo un lockdown estremamente rigido, in sei settimane, probabilmente a ridosso di Natale, i casi diminuiranno, ma poi ci saranno mille pressioni per nuove misure. Tutti vorranno andare in vacanza, a cena fuori, a trovare amici e parenti. E a febbraio ci ritroveremo nella stessa situazione”.