Covid, emergenza o business? L’ex Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso qualche settimana fa aveva parlato in alcune interviste su giornali, radio e agenzie di stampa, citando dati dell’Università Cattolica di “1500-2000 euro al giorno” che le Regioni danno agli ospedali per ogni malato di Covid in terapia intensiva. Alle parole di Bertolaso si sono poi aggiunte quelle del primario di infettivologia di Novara Pier Luigi Garavelli sulla sua impossibilità a conoscere e comunicare i dati sulla situazione Covid in ospedale. Anche il sindacato Cub, da noi intervistato durante il sit in di protesta al San Bortolo di Vicenza, aveva messo in dubbio i dati Covid, puntando però il dito contro la Regione. Possibile che qualcuno voglia ‘gonfiare’ l’emergenza per trarne vantaggio? Ne abbiamo parlato con Sergio Berlato, deputato vicentino di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo.
“Non conosco i dati di Bertolaso ma trovo che ci sia poca trasparenza – ci ha detto -. Anche l’influenza normale causa decessi ogni anno e vorrei ricordare che ogni giorno in Italia muoiono 630-650 persone a causa di malattie cardio-vascolari tumorali. Quest’anno sembra che siano tutti morti di Covid, non ci sono dati chiari da parte dell’Iss e del ministero della Salute sul rapporto tra l’incidenza della mortalità rispetto ad altre patologie. I morti per Covid si aggiungono ai morti per altre patologie? Sui dati oggettivi non sempre viene detta la verità, non sono complottista, è questione di trasparenza“.
Sono queste le anomalie di cui lei parla a proposito della gestione dell’emergenza?
“Parlo di anomalie perché sono necessari più screening nella Sanità, invece non c’è chiarezza sulla letalità del Covid“.
Secondo lei perché questa poca trasparenza? Le aziende sanitarie ci guadagnano?
“Io trovo più che altro che ci sia da parte del governo la tendenza a tenere le persone nella paura, per giustificare le misure restrittive con provvedimenti che non hanno una base scientifica, ma vengono usati appunto per rafforzare il governo. Non sono negazionista, non metto in dubbio l’esistenza del Covid, non metto in dubbio l’emergenza sanitaria. Quello che mi preoccupa maggiormente sono le decisioni negative per l’economia e per il sociale. La chiusura dei bar alle 18 è penalizzante, prima delle 18 il virus non è più pericoloso? Nei bar erano sufficienti le precauzioni, il distanziamento, la mascherina. Mi hanno accusato di essere negazionista per le mie dirette Facebook, che farò ancora, dove semplicemente raccolgo diversi punti di vista, per cercare di fare chiarezza, visto che il governo non la fa“.
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