Dopo l’anticipazione di ieri sul Gazzettino dell’ultimo libro di Vespa in cui si accusa il professor Crisanti di aver “mistificato” il caso Vo’ in un articolo su Nature smentito dalla dottoressa Francesca Russo, il docente dell’Ateneo Patavino oggi in un’intervista al Corriere afferma la Regione Veneto (leggi Zaia) si sia vendicata su di lui per aver messo pubblicamente in dubbio l’effficacia dei test rapidi e che la lettera della Russo a Nature non esiste. L’Università di Padova dal canto suo difende Crisanti e contesta alla Russo le tempistiche di intervento a Vo’. La responsabile della Direzione Prevenzione della Regione del Veneto in una nota, sostiene invece quanto segue: “Rimango stupita dal clamore suscitato da alcune mie osservazioni, inoltrate alla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, in merito a uno studio realizzato dal Professor Andrea Crisanti. Stupore che nasce dalla constatazione di come, nella comunità scientifica internazionale, sia consuetudine e prassi, non lesa maestà, svolgere e inviare osservazioni e commenti a ricerche e studi pubblicati”.
“Confermo che la mia mail è stata regolarmente spedita e ricevuta dai responsabili di Nature. In merito all’arco di tempo intercorso tra l’effettuazione del primo tampone a tutta la popolazione di Vò Euganeo (svolto su decisione del Presidente della Regione Zaia dal personale dell’Ulss 6 Euganea, mai citato dall’autore dell’articolo) e del secondo, quest’ultimo relativo allo studio del Prof. Crisanti finanziato dalla Regione Veneto, ribadisco quanto ho scritto nella mia memoria – prosegue la dottoressa Russo -. E’ talmente vero quanto sostengo che, come i vertici dell’Ateneo di certo ricorderanno, fummo costretti ad accelerare al massimo le operazioni del secondo testing proprio perché stava per scadere il periodo di isolamento deciso per la popolazione di Vò e, di conseguenza, trascorso quel termine ed essendo ripresa la mobilità delle persone – conclude la dottoressa – lo screening a tappeto sarebbe divenuto pressochè impossibile”.