Covid in case di riposo a Schio, Usb: “falla in direttive regionali, personale sanitario inascoltato”

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Ipab Schio Covid casa di riposo
Ipab Schio Covid in casa di riposo

In una lettera diretta al consiglio di amministrazione dell’IPAB, quindi anche al sindaco di Schio Walter Orsi, risalente al giorno 04/12, il sindacato Unione Sindacale di Base ha espresso il “grido di aiuto e di impotenza del personale socio sanitario dell’ente, che ha vissuto personalmente il tragico evolversi della situazione”. Il personale, spiega oggi il sindacato in una nota, denunciava il fatto che nel mese di novembre la situazione fosse degenerata causa decisioni o non decisioni prese dalla direzione. Secondo Usb il personale avrebbe avvisato i superiori che nelle linee di indirizzo regionali relative alla gestione del contagio all’interno delle case di riposo, esisterebbe una falla.

“Queste direttive – spiega ancora il sindacato – indicano sì, e giustamente, di evitare il più possibile lo spostamento dalla propria stanza del caso di positività dell’anziano e il trattamento con adeguati dispositivi di protezione anche dello stretto contatto, compagno di camera, ma non tutelerebbero i rimanenti assistiti del nucleo e tantomeno il personale. Gli operatori sembra fossero a conoscenza dei percorsi fatti i giorni precedenti dall’anziano o dal collega trovato positivo, e per questo motivo ritenessero che da considerarsi “stretti contatti” non dovesse essere soltanto il compagno di stanza ma tutti gli ospiti di quel determinato piano o nucleo”.

“L’aver sottovalutato il rischio e non aver avallato le richieste del personale socio sanitario che chiedeva DPI adeguati e il compartimentare l’intero piano, avrebbe poi prodotto un dilagare del contagio tra ospiti e dipendenti – si legge ancora nel comunicato -. Lo proverebbe che nel solo plesso Valletta, da dove ci sono pervenute la maggior parte delle segnalazioni, i decessi causa covid-19, ad oggi, ammontano a ¾ dei decessi avuti in tutto l’ente, di contagiati la metà avuti ad oggi in tutto l’ente. Il personale non da meno, in termini di contagio, ammonta a circa ¾ dei contagi tra tutti i dipendenti dell’ente. Di fronte anche a questi inequivocabili dati il CDA non si è espresso, eccezion fatta per una lettera del sindaco pubblicata dall’Ente, il 7/12, nella quale vi è un ringraziamento agli infermieri, dei quali lodava il lavoro silenzioso e la dedizione (quest’ultima condivisibile), ma non si fa cenno agli OSS, né tantomeno alle altre figure di supporto, all’interno dei nuclei Covid”.

“Come organizzazione sindacale abbiamo espresso in recenti incontri a livello regionale, in presenza anche dell’assessora Manuela Lanzarin e i vertici della Aulss 7 Pedemontana, le nostre costruttive critiche alle direttive di gestione contagio all’interno delle RSA, con la speranza vengano considerate e salvate così vite umane. Nel frattempo chiediamo alle direzioni di RSA maggiore collaborazione e considerazione del personale socio sanitario (“quelli in prima linea”), non tanto lodandone il silenzio e l’abnegazione, come il sindaco si è limitato pubblicamente a sottolineare, ma piuttosto – conclude la nota – valorizzandone la capacità di analisi della situazione, data dalla professionalità ed esperienza sul campo, rispetto a quella di altre figure preposte ma esterne alla realtà dei reparti”.